Dettagli Recensione
Morte sì, giallo no.
Secondo libro che leggo del Commissario Bordelli ed è ancora un piacere poter tornare a leggere qualcosa su di lui. Voglio subito mettere in chiaro una cosa, questo non è un giallo o un noir, io sto valutando un romanzo perché per quanto riguarda la parte investigativa, è latente per ben 2/3 dell’opera.
Il Commissario Bordelli è molto fuori dagli schemi, lo dimostra il fatto che fra i suoi più cari amici ci siamo un ladro e un’ex prostituta.
““Cos’è che fai adesso, per guadagnarti il pane?”
“Sto parlando al commissario o all’uomo?”
“All’uomo.”
“Faccio quello che ho sempre fatto.”
“Il ladro e il truffatore?”
“Che brutte parole…”
“Non ne conosco altre.”
“Diciamo che applico una politica di ridistribuzione della ricchezza in attesa di leggi più oneste.”
“Sono commosso…””.
Il libro parte con la scomparsa di un bambino di dodici anni, con il passare dei giorni la speranza di ritrovarlo vivo è sempre più remota. Ma l’attenzione viene rapita da un altro evento, siamo nel 1966 e per Firenze, ma direi anche per tutta la Toscana, quello è un anno indelebile. L’Arno cresce e la pioggia non diminuisce, fino a quando una città non è più la stessa, ovunque acqua, fango, detriti e soprattutto tanta disperazione.
Vichi racconta con una minuzia di dettagli tutte le fasi dell’alluvione, dalla sua venuta a tutto quello che ha lasciato lungo il suo cammino, una città e una popolazione “in ginocchio”.
Per il Commissario Bordelli non solo l’acqua ma anche l’amore, sia l’uno sia l’altro toglieranno spazio all’indagine ma non al libro. Per chi ha apprezzato la persona del Commissario, questo libro è completamente dedicato a lui. Turbamenti, rinascita, sofferenza e soprattutto ingiustizia, il Commissario non si farà mancare proprio niente.
Questo è un libro che fa male, che porta il suo carico. Il dolore e la morte aleggiano su Firenze in molti sensi, oltre alla morte umana e a quella di una città, c’è anche la morte della giustizia. Un libro forte, intenso e riflessivo.
Buona lettura!
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Federica
Fede
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Ho notato che la carenza della parte del giallo sia una caratteristica comune a molti scrittori italiani che si cimentano sulle disavventure di vari commissari, vicequestori ecc.. Molti scrivono "gialli" per poi concentrarsi su altro.