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Una storia carica di tensione
È un sabato sera come tanti nella frenetica città di New York quando una terribile esplosione rompe la quotidianità causando decine di morti e facendo precipitare la città nel caos. Toccherà allora alla giovane detective Vivian Light, una donna che si nasconde dietro ad una ferrea maschera per non pensare alle proprie disgrazie, e al giornalista Russell Wade, un fotoreporter dal passato movimentato e in cerca di redenzione, scovare il feroce assassino. Un assassino che non rivendica le proprie azioni, che non segue nessuno schema logico, che affonda le radici del suo tormento nella tragica guerra del Vietnam, un uomo che si è autoproclamato Dio.
Con questo romanzo il poliedrico Giorgio Faletti dimostra ancora una volta il suo immane talento nel campo della letteratura; talento già dimostrato in precedenza dai titoli “Io uccido”, “Niente di vero tranne gli occhi” e “Fuori da un evidente destino”, regalando ai propri lettori una storia carica di tensione narrata con lo stile eccellente che lo contraddistingue. L’abilità dell’autore viene evidenziata ulteriormente dalla profondità emotiva donata ai numerosi personaggi, i quali si ritagliano ciascuno il proprio frammento di spazio all’interno della storia. Tra questi risaltano particolarmente i protagonisti del racconto: Vivien Light, una donna forte, energica e volitiva ma che porta dentro un’enorme tristezza (“C’erano momenti in cui il dolore, che si portava dentro rappreso come un grumo di sangue, di colpo si scioglieva e la invadeva tutta. Era pena per tutto quello che era stato, era rimpianto per tutto quello che poteva essere e che la sorte non aveva voluto che fosse.”) e Russell Wade, un giovane fotoreporter che ha vissuto tutta la vita nell’ombra di un defunto fratello, anch’egli giornalista, e del potente padre, il cui peso delle aspettative, fin troppo elevato, lo ha spinto verso una vita scapestrata nei bassifondi della società, interamente composta di istinti autodistruttivi, ma nonostante tutto in cerca di riscatto (“Quello che desidero davvero è smettere di essere un vigliacco”). Nei ringraziamenti l’autore esordisce con questa frase: “La fine di un romanzo è come la partenza di un amico: lascia sempre un poco di vuoto.”, senza alcuna esitazione è possibile applicare questa massima anche a “Io sono Dio”, una storia travolgente come un esplosione, ma anche complessa e con un finale altamente inaspettato.