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L’illusione è servita
Ecco Donato Carrisi, il re del poker, del bluff, dell’illusione. Con sorriso sornione tiene abilmente nascoste le sue carte fino alla fine, lasciandoti credere di avere ormai capito tutto. D’altra parte, quale macchinazione letteraria potrebbe essere ancora in grado di sorprendere un lettore avvezzo al genere? Quale artificio sarebbe mai possibile inventare che non sia già stato detto, scritto, letto? Invece hai vinto, Carrisi. Ancora una volta.
Sul palcoscenico dell’oscuro, in un tempo capovolto in cui, a causa di un’ondata di caldo fuori dal comune, si vive solo al calar del sole, si muovono torbide ombre.
L’ombra di Samantha, che si sveglia in un ospedale dopo quindici anni di prigionia, a lottare contro ricordi affilati come lame e paure ormai sedimentate nelle ossa. Ma l’incubo è davvero finito?
L’ombra del dottor Green, famoso profiler che deve indagare tra quei ricordi, a caccia di suoni, odori, indizi, per provare a dare un volto al sadico carceriere che si è nutrito per anni di quel terrore.
L’ombra di Bruno Genko, detective privato su cui pende un decreto di morte sancito da un’incurabile malattia. Gli restano pochi giorni di vita, non di più. Pochi giorni per riscattare un’intera esistenza di errori commessi e occasioni sprecate, trovando una verità per Samantha. Basteranno?
“Lui non lo sa, ma c’è un posto da cui non può scappare. Ed è lì che avverrà la caccia: non là fuori, ma nella tua mente”.
Con “L’uomo del labirinto” Donato Carrisi ci propone un viaggio negli inferi, nel mondo dei “figli del buio”. Così sono chiamati i minori scomparsi che vengono ritrovati o riappaiono inspiegabilmente dopo anni di sevizie, abusi e torture psicologiche; anni vissuti spesso in tane sotterranee e nauseabonde, con l’unica compagnia dei propri carnefici. È un mondo inquietante e agghiacciante, in cui per sopravvivere non si può far altro che stare alle regole del gioco, imparando a convivere con il terrore e la violenza, lasciandosi permeare dal germe del male. E quando si esce, non si potrà più essere come prima.
Anche queste pagine, in fondo, non sono altro che un labirinto, fatto di specchi in cui bene e male si riflettono l’uno nell’altro, senza offrire mai punti di riferimento. E tu, lettore, non puoi fare altro che assecondare la storia, farti trasportare dalla caccia, accettando le regole del gioco: tensione psicologica, inquietudine, colpo di scena.
Perché, ancora una volta, a questo banchetto, è servita illusione.
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