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Il palazzo dei matti
Gli annientatori di Gianluca Morozzi appartengono alla strana famiglia dei Malavolta (“C’è gente strana. Gente che si è sposata tra cugini”).
In questi strani personaggi incappa Giulio Maspero, scrittore di moderato successo, già autore di Zanne e artigli, titolare di una scuola di scrittura con l’ossessione del nuovo romanzo da scrivere: una storia che sfocia nell’assassinio di Kennedy, sulla quale incombe l’incubo della pagina bianca.
I Malavolta occupano cinque dei sei appartamenti di un edificio che si erge in una periferia surreale di Bologna (“Si percepiva davvero un piccolo stacco, tra la parte di strada prima del parco e quella dopo, dove sorgeva il palazzo e scorreva il Reno”) e lì Giulio Maspero, grazie all’offerta di un fumettista, finisce in modo rocambolesco per sfuggire all’endemico problema che lo affligge: sbarcare il lunario, in attesa di agguantare un successo sfuggente ed evanescente.
Tra esperienze erotiche venate di noir (“Veronica amava i film in cui un essere umano subiva un’orrenda e sorprendente trasformazione fisica”), visioni grafiche (“i disegnetti sozzi di Mauro Britos”) e passatempi (“Il puzzle non era servito a sbloccarmi”) nei quali forse si nasconde la chiave di un mistero dinastico, Giulio si dirige verso il centro di un incubo crudele e angosciante.
Giudizio finale: orrifico, chirurgico, spietato.
Bruno Elpis