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L'agente del caos
 
L'agente del caos 2018-05-08 15:28:11 Mian88
Voto medio 
 
2.0
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
2.0
Mian88 Opinione inserita da Mian88    08 Mag, 2018
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Jay e le sue avventure.

Se avete letto le precedenti opere di Giancarlo De Cataldo la prima impressione che riscontrerete con “L’agente del Caos” è una sensazione di distanza e assonanza da queste. Da un lato, cioè, si ha come l’impressione di ritrovarsi tra le pagine familiari a cui ci ha abituato, dall’altro viene invece spontaneo chiedersi dove siamo finiti.
Roma, il presente. Il misterioso e eclettico avvocato Flint contatta e si incontra con lo scrittore autore di “Blue Moon” opera di grande successo fortemente acclamata dal pubblico. In questi rendez-vous gli parla di Jay Dark, una figura particolarissima, protagonista della storia degli anni ’60 nonché un vero e proprio camaleonte e gli evidenzia come, nel suo narrarne, abbia omesso e travisato elementi fondamentali circa la vita di quest’ultimo il quale si è reso immortale non solo per il suo saper parlare undici lingue con disinvoltura ma anche per il suo aver indossato almeno venti identità. Tutto ha avuto inizio con un arresto per i suoi consueti crimini da strada, perché lui, che ancora non si chiamava Jay Dark, altro non era che un uomo di strada. Onde evitare il carcere decide di offrirsi per espirare la condanna presso il Bellevue Hospital, luogo dove i pazienti vengono sottoposti a molteplici esperimenti (tutti e comunque a base di droghe sperimentali) e dove conosce il dottor Harry Kirk. È lui che lo scopre, è lui che rinviene nella sua persona l’agente del Caos. Da quel momento la sua missione sarà quella di riversare sui giovani americani e europei fiumi e fiumi di sostanze stupefacenti per distrarli dalle guerre, dal Vietnam e da tutti gli sconvolgimenti che sono stati propri degli anni della Guerra Fredda e anche perché, ovviamente, ogni dominatore deve agire per diffondere il disordine e per rompere l’equilibrio, il perbenismo.
In un viaggio che va dagli anni ’60 e ai giorni nostri, De Cataldo dà vita ad un romanzo molto particolare, caratterizzato da uno stile pulito ma meno convincente che rispetto ad altri elaborati. L’opera, inoltre, conquista solo a metà. Per quanto sia rapido e fluido nello scorrere, chi legge non manca di chiedersi dove l’autore voglia andare a parare. Ha dei dubbi, storce il naso. E questo anche per la tematica trattata essendo, la droga e il suo dilagare, una costante dell’intero volume. Scorre letteralmente un fiume. Ciò può farne aumentare o diminuire la piacevolezza.

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Ottima analisi : grazie ! Personalmente propendo per il no
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