Dettagli Recensione
Per MDG - quasi un'elegia
Un libro interessante, una fabula semplice, non particolarmente originale, una scrittura impeccabile, colta e fluida come al solito; molto sullo sfondo, anonima e distante, una città che potrebbe essere una delle tante sul mare, in primo piano due o tre personaggi tra i quali spicca Sara, che comunque resta lì, sul palcoscenico, a recitare la sua parte.
LUI, che non ha mai descritto un personaggio nei particolari eppure me li ha fatti vedere e toccare come se fossero presenti accanto a me, compagni di cui conoscevo le speranze e le sofferenze, unici e irripetibili, capaci di tirami a forza dentro le loro vite, qui si dilunga a raffigurare la pettinatura e le gambe, il naso e il mento, la pelle e i denti... e, casomai non l'avessimo capito, ci ripete innumerevoli volte che la Sara sa rendersi invisibile, ha il talento di non farsi notare. Non è nel suo stile.
Per la prima volta, al centro del romanzo c'è l'indagine, il giallo. Non voglio pensare che la scelta di esaltare la trama sia stata dettata da esigenze commerciali, non saprei spiegarmelo; bisognerebbe fargli presente che LUI non è uno scrittore di gialli, è uno scrittore e basta. Uno splendido, superbo scrittore. Con la sorprendente, rara prerogativa di migliorare nel tempo, almeno fino a Sara. Le sue Stagioni di sono state un crescendo di scoperte ed emozioni, a differenza delle opere della quasi totalità degli acclamati colleghi italiani contemporanei, che dal secondo libro in avanti non fanno che discendere la china fino a diventare insignificanti.
Nemmeno i Bastardi (sì, li ho letti proprio tutti i suoi romanzi) erano tanto lontani dalle atmosfere del Ricciardi quanto questa nuova Sara. Nemmeno quel piccolo cesello che è Il resto della settimana.
Ma dov'è finita la Napoli sanguinante, rumorosa, crudele e dolcissima, superstiziosa e aristocratica, strafottente e generosa e appassionata come nessun'altra, che contende al commissario il ruolo di protagonista?
Devo rassegnarmi a piangere un morto caro, carissimo? Perché? Il giovane trentenne dagli occhi verdi ha ancora tanti anni davanti e Napoli contiene e nasconde infiniti paesaggi urbani ed umani da raccontare ancora.
Posso comprendere che all'autore possa anche venire a noia sempre lo stesso personaggio, però Ricciardi non appartiene solo a LUI, appartiene anche a me, lettrice, che lo amo, che ho atteso di anno in anno che tornasse a farmi visita. Così mi assale una collera sorda: se potessi, andrei a cercarli quei tipi, li incontrerei io, ma non sono capace, non so dove trovarli. E' compito degli scrittori permetterci di incontrare storie e personaggi che da soli non sapremmo mai scovare o come avvicinare, offrire suggestioni che raramente vengono dalle sole trame.
Dunque aspetterò trepidante che Ricciardi ritorni, bussando discretamente alla mia porta e finalmente entri in casa con quella impetuosa valanga di sensazioni ed emozioni che nessun altro dei miei pur numerosissimi amici autori ha mai saputo darmi con tanta immediatezza e incisività, e porti con sé Maione, Modo, Bambinella, Livia, Enrica. E non solo. Anche l'acqua, la pioggia, il mare e le sfogliatelle del Gambrinus, la pastiera e i capitoni vivi pescati dalle vasche di Santa Brigida a Natale.
Quanta ricchezza, quanto piacere!
Commenti
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Beato te che non hai ancora letto il Ricciardi. In rigoroso ordine cronologico, mi raccomando, a cominciare da "Il senso del dolore". Buona lettura.
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Devo ancora fare la conoscenza del "Ricciardi",
me lo riprometto da tempo,
le tue parole sono senz'altro
un ottimo biglietto da visita