Dettagli Recensione
Top 10 opinionisti - Guarda tutte le mie opinioni
Una nuova "nostalgica" investigatrice
Maurizio De Giovanni ritorna sulla scena letteraria con Sara al tramonto: un libro più che affascinante. Bellissimo.
Più che la trama, di per sé intrigante e profonda, colpisce la protagonista assoluta di questo libro: Sara Morozzi. Nessuno la conosce, lei ha un aspetto volutamente dimesso, è piccola, coi capelli grigi, abiti semplici e non vistosi, scarpe comode, possiede una particolare capacità di celarsi, di vivere nell’ombra, così facendo diventa anonima, quasi invisibile. Sara invece conosce bene coloro di cui ha spiato la vita, è detta “Mora”, perché ha lavorato per anni in una speciale unità investigativa “coperta”, legata ai Servizi Segreti, impegnata in attività di intercettazione non autorizzate, meglio conosciute come “confidenziali”. Sara è una ex poliziotta, ha trascorsi inquietanti negli ingranaggi più oscuri dello Stato. Lei deve il suo incarico ad una sua grande dote: dote che le permette incontrando una persona di
“indovinare ciò che era e ciò che pensava”,
non solo con la lettura delle sue labbra, ma di decifrarne gli intenti studiando i movimenti inconsci del suo volto, della postura delle mani, dei gesti involontari, dello sguardo, insomma da quelle piccole cose che agli altri sfuggono o non dicono nulla, mentre a lei, meticolosa ed analitici, sono rivelatrici. Con gli anni questa capacità diviene sempre più affinata e precisa.
“Una donna con un corpo che urla e una mente muta. Una vecchia di cento anni che tiene prigioniera una ragazza. Una bambina piccola e spaventata dentro una cella di diffidenza.”.
Il tempo era trascorso, mentre nelle orecchie riecheggiano i segreti degli altri. Oggi, passati i cinquanta, è sola. Da poco ha perso di un male incurabile e troppo giovane il suo compagno, il suo pilastro, il suo unico amore, l’uomo ai vertici della sua sezione investigativa. L’uomo per cui ha abbandonato un figlio e un marito, senza mai pentirsene mai. Oggi però è una donna che crede di aver raggiunto il picco più alto della disperazione, che si annulla, ombra invisibile tra tante. Tale protagonista, che vive in un continuo periodo di stallo, di stand bay, viene richiamata in servizio in modo non ufficiale da una sua collega, per svolgere un compito particolare, con una copertura semiufficiale e l’appoggio e il suggerimento di un bravo ispettore, annegato da troppo tempo nella inutile fermezza dei meandri della burocrazia. Questa curiosa coppia dovrebbe cercare la verità e un finale differente per una storia che pare già conclusa prima di iniziare: l’uccisione del ricco finanziere Molfino per mano della figlia drogata ed incapace di rendersi conto dei suoi gesti, con una figlia piccola. L’autopsia oltre alla causa violenta della morte evidenzia una gravissima malattia al fegato della vittima, che avrebbe avuto comunque vita molto breve. L’indagine è dovuta in seguito al grido di aiuto della stessa figlia Dalinda che teme per la sopravvivenza della piccola figlia Bea. La bambina ha sei anni, e pare affetta da una strana stanchezza che sembra nascondere ben altri gravi problemi. Nel frattempo Sara trascorre le sue giornate seduta su una panchina ai giardinetti attendo una altra giovane donna, che diventerà il terzo componente del gruppo investigativo. Il trio può risolvere insieme il caso e magari regalarsi nuove ed importanti responsabilità. Poiché:
“Sara al tramonto aveva nel cuore una porta aperta in cima a una scala a chiocciola, e quella porta aperta era la sua debolezza.”
Una lettura che appaga, colpisce, e coinvolge appieno il lettore. Venata di malinconia e di nostalgia, prodromo forse di una nuova serie per l’autore napoletano? Staremo a vedere.