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Una esistenza "polverosa"
Enrico Pandiani, dopo aver firmato con successo il ciclo de “Les Italiens”, approda in libreria con una nuova fatica letteraria: Polvere. Un romanzo differente dai precedenti, meno violenza, più sentimento e più cuore. Uno dei romanzi che può definirsi come uno dei più sensuali nel panorama odierno dell’editoria.
La polvere è la protagonista indiscussa di questa vicenda. E’ quel leggero pulviscolo che si posa leggero e leggiadro sulla esistenza umana, e piano piano, giorno dopo giorno, si sedimenta, per non staccarsi più, e condanna all’indifferenza più totale. E’ quello che è accaduto a Pietro Clostermann, per cui:
“Diventi come la polvere, ti depositi e smetti di muoverti nell’aria. Quando me ne sono reso conto, mi aveva già ricoperto.”
Un uomo, un tempo libero, con un incarico importante: addetto capo alla sicurezza per una grande azienda,
“di Pietro rassicurava l’aria mite. (…)i suoi capelli folti, spettinati, con le basette che scendevano fino a metà della guancia e lo facevano somigliare al personaggi di un film degli anni Settanta.”.
Poi l’accusa infamante, il doppio gioco della polizia, la decisione irrevocabile di smettere di lottare, la chiusura totale in un bozzolo rassicurante, dove non c’è più nulla e nessuno, dove non c’è aspettativa e di conseguenza delusione. Lui passa le giornate chiuso in casa, a bere e ad accudire teneramente un gatto che lo ricambia a modo suo. Unica particolarità che lo distingue ancora dall’anonimato: il disegno, per cui:
“mentre la punta della matita correva grattando sulla carta si rese conto che attraverso il disegno riusciva a vedere più chiaramente la realtà delle cose, ne isolava i particolari rendendoli trasparenti, più facilmente interpretabili. Era sempre stata una sua peculiarità.”
Costui, un giorno, è costretto ad uscire dal suo isolamento: la visita inaspettata di Rosa, sua vicina di casa, lo costringe
“ad una attività che da tempo non aveva più voglia di fare: pensare.”
La povera donna ha subito un lutto da cui è difficile risollevarsi: la figlia Silvia, dopo essere stata rapita, viene uccisa e il colpevole non è per nulla assicurato alla giustizia. Pietro non avrebbe le caratteristiche né i titoli per svolgere alcuna indagine, e pur sapendo che operando in tal senso provocherà le reazioni di quella polizia che già molto lo aveva ferito, non riesce a negare il suo aiuto. Così la polvere che aveva chiuso il suo cuore in una stretta morsa di indifferenza, si solleva, con cautela, donandogli quella libertà perduta. Ma tutto ha un suo prezzo e il destino metterà il suo zampino.
La lettura di un libro che mi ha emozionato in modo particolare. La descrizione perfetta e precisa di alcuni luoghi (C.so Dante, il cavalcavia, via Nizza, C.so Bramante) , che sono stati i luoghi della mia infanzia e di parte della mia vita, ha suscitato sentimenti mai sopiti. La Torino descritta da Pandiani è multietnica e postindustriale, è:
“una metropoli stratificata dalla bellezza astratta e premeditata, fatta di cambiamenti, spostamenti, ripensamenti, idee azzeccate e di altre più infelici. La città cambia in continuazione, con la luce, con il tempo, durante le ore del giorno. E’ capace di sorprenderti, anche se la abiti da tutta una vita. E’ come se ti facesse l’occhiolino e ti dicesse: “Ogni tanto, dammi un’occhiata.”
Un viaggio all’interno di una storia noir, intima ed intimistica, un ottimo esempio di narrazione e di perfetta costruzione della trama. La psicologia e la realtà dei personaggi descritta minuziosamente, fanno di questo una lettura avvincente ed intrigante come non mai.