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Roma città eternamente decadente
Enrico Vanzina, dopo aver pubblicato diversi libri come Le finte bionde, Una famiglia italiana e Colazione da Bulgari, collabora con Il corriere della Sera e scrive ogni settimana per Il Messaggero. Ora pubblica La sera a Roma, un romanzo
“impeccabile, che è insieme un giallo appassionante, una riflessione sul Tempo e un affresco eccezionalmente autentico di Roma e della società italiana”.
Narra la storia di Federico, in molte parti alter ego dello scrittore, voce narrante, sceneggiatore, un uomo che ama la moglie Pamela da anni, ma non disdegna di intrattenere “una affettuosa amicizia” con Claudia, una bellissima insegnante di pilates, che incontra regolarmente in un piccolo albergo. Un uomo che la moglie, americana, definisce:
“un italiano superficiale, un bambino che gioca con i sentimenti degli altri.”.
Costui viene, un giorno, inaspettatamente, invitato al cospetto di Roberto Bassani,
“l’uomo più mondano della capitale. Dove per mondano s’intende, oltre a uno snobismo assai marcato, il gusto della frequentazione altrui, il piacere di ricevere amici in casa e l’acutezza nel giudicare i fatti che reggono il mondo, compresi i delicati equilibri che regolano i rapporti quotidiani tra gli uomini. Roberto aveva viaggiato molto, s’intendeva di arte, di letteratura, di musica, vestiva con sobria eleganza di un banchiere inglese e aveva il grandissimo dono di parlare poco. “.
In questo incontro gli chiede una raccomandazione per un suo giovane amico, attore che non riesce ad ottenere parti nel mondo del cinema, certo Domenico Greco, un bellimbusto, somigliante a Rodolfo Valentino, fino a quando non apre bocca, tanto bello quanto rozzo ed ignorante. La conoscenza si conclude in malo modo. Un paio d’ore dopo Domenico viene trovato morto a casa propria: qualcuno gli ha sparato. Di qui l’inizio di una storia che coinvolge e travolge il nostro protagonista in un turbinio di emozioni e di colpi di scena inaspettati.
La protagonista assoluta di questo libro è sicuramente Roma:
“Roma era diventata una metropoli pasticciona, poco affidabile, sgangherata, che metteva di cattivo umore. Eppure questa città era meravigliosa. Aveva dalla sua parte storia, la bellezza, l’arte, la simpatia, il clima, i colori, il cibo, insieme a quella leggerezza congenita che molte altre città le invidiavano. Peccato, perché queste sue qualità erano state cancellate dalla sua superficialità e dalla sua dissennata incoscienza. (…) Ormai a Roma, lo pensai con dolore, pensavano tutti a magna’. Nel senso di ruba’”.
Un ritratto impietoso, dove i nobili sono decaduti e la borghesia si “è immignottita”. Un racconto sulla Roma del cinema e dei suoi personaggi pieno d’amore: ed ecco le ultime ore di Dino Risi, le cene con Roberto Gervaso a base di aforismi fulminanti, le passeggiate serali del grande regista Steno Vanzina, il suicidio di Carlo Lizzani, le citazioni da Flaiano e Longanesi, la passione per le trattorie. Una lettura sofisticata per un mondo che non è più, ma che attrae infinitamente per la sua bellezza non comune.