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Nome d'arte Doris Brilli
 
Nome d'arte Doris Brilli 2018-03-11 17:39:03 cesare giardini
Voto medio 
 
4.5
Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
5.0
cesare giardini Opinione inserita da cesare giardini    11 Marzo, 2018
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Quanti guai per una tabacchiera!

Siamo nel 1924. Alla caserma dei Regi Carabinieri di Bellano arriva un nuovo comandante, il maresciallo Ernesto Maccadò, qui catapultato dal profondo sud, accompagnato dalla moglie Maristella e poco abituato alle brume del nord ed al clima bizzarro e mutevole dei laghi lombardi. Cerca di adattarsi e spera con nostalgia, soprattutto per la moglie, intristita dalla nebbia e dall’umidità, di spalancare la finestra della casetta in cui abita, poco lontana dalla caserma, e crogiolarsi almeno per qualche giorno a quel bel sole mediterraneo al quale va con immutata nostalgia il suo pensiero. Ma le quotidiane beghe della piccola caserma incombono ed il primo caso che mette alla prova il suo buon senso, oltre che il suo indubbio acume investigativo, arriva ben presto. Ed è rappresentato da una tabacchiera di pregiata fattura, tramandata da famiglia a famiglia, poi smarrita, individuata in seguito (e dove non doveva esserci) dall’occhio di lince del Maccadò, di nuovo smarrita (però ad arte!), ritrovata infine per essere consegnata al benemerito maresciallo e finire finalmente in un cassetto della caserma e, forse, essere protagonista di un prossimo romanzo. La vera protagonista però è una vivace e spigliata ragazza, Desolina Berilli (in arte Doris Brilli), cantante/ballerina nei teatrini milanesi, temporaneamente ospitata dai genitori, tali Quirico e Pagnotta, che non vedono l’ora di sbolognarla fuori casa. Attorno a Doris, un teatrino di personaggi caratteristici: un dirigente, sedicente ingegnere, del locale cotonificio, con sorella depressa e figlia isterica, smaniosa di sfuggire alla tutela paterna che la vorrebbe maritare con un”ingegnerino” (vero), una compagnia itinerante di varietà, il medico condotto del paese, il solito prevosto con perpetua parlante solo dialetto locale e sacrestano arraffone e astuto, carabinieri, suore e macchiette del posto.
Un affresco piacevole e godibile, in perfetto stile bellanese, come solo Vitali sa allestire e sa preparare adeguatamente per un finale a sorpresa: una romantica, ma non tradizionale, fuga d’amore. Come già ebbi a scrivere, i nomi dei personaggi, poi, sono un godimento a parte: dove lo scrittore scovi nomi come Simmietta, Ingilde, Cainia (suora di Bellano!), Goloso, Eredita, Fissina, Velata e così via, non si sa, anche se, pare, li individui girovagando per cimiteri locali. Un godimento i nomi ma ancor più i romanzi di Vitali: non ne ho perso ancora uno e attendo con curiosità il prossimo.

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Consigliato a chi ha letto...
I precedenti romanzi di Andrea Vitali.
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