Dettagli Recensione
Sardegna e Tex Willer
Gavino Zucca è un sassarese trapiantato a Bologna ed è qui al suo primo romanzo: il protagonista, il tenente dei Carabinieri Giorgio Roversi, compie il percorso inverso, trasferito per punizione dal capoluogo emiliano al nord della Sardegna. Con il suo autore, il personaggio condivide la passione per la fisica, nonché (si suppone) quella del biliardo e quella per Tex Willer: sono proprio le avventure del ranger bonelliano che gli fa incontrare il suo Virgilio isolano, l’ufficiale dell’Arma in pensione Luigi Gualandi. L’albo in questione è il lontanissimo ‘Dodge City’, numero diciannove della serie gigante, perché siamo agli inizi degli anni Sessanta, il che è fonte di ulteriore inquietudine per Roversi che oltre che nello spazio teme di muoversi (all’indietro) nel tempo. Gualandi è un piccolo possidente e lo introduce al notabilato della città, ma soprattutto nel suo variegato ambito familiare, in cui convivono – in modo non sempre pacifico – la madre, la moglie e la suocera tedesche, la figlia adolescente, l’arguta cameriera Caterina con il brusco fratello Michele nonché un certo numero di animali dalla spiccata personalità. Nella proprietà vicina a quella di Gualandi avviene il delitto sul quale è necessario indagare: una faccenda di eredità non particolarmente complessa che coinvolge le speculazioni sulla Costa Smeralda che deve ancora nascere. Se la trama gialla non brilla, tutto ciò che Zucca vi ha cucito attorno risulta invece interessante immergendo il lettore in un microcosmo ben delineato dove ognuna delle figure che salgono sulla scena ha una sua precisa fisionomia: in poche parole, la stessa manovra avvolgente con il quale viene integrato Roversi che, quando non resta affascinato dal paesaggio, si fa volentieri prendere per la gola visto che la passione per la buona tavola degli investigatori italiani non si smentisce mai. Non si sa perché sia finito lì – ma il motivo deve aver a che fare con le maniere sbrigative del suo eroe di carta – ma il suo procedere annusando l’aria alla Maigret (citato espressamente) favorisce l’integrazione: capisce quando non è il caso di pestare i calli (il giudice e la bella donna che vive con lui more uxorio), ma sa allestire trappole che scattano al momento giusto. Il romanzo si rivela così un intrattenimento davvero piacevole al quale contribuisce una scrittura che fila via che è un piacere tanto che resta la curiosità di vedere se e come il tutto si svilupperà in una serie: non per sapere dove andrà a parare l’intesa tra Roversi e Caterina, ma per verificare come l’autore saprà destreggiarsi con la pura investigazione senza il corroborante numero di pagine qui dedicato alla (azzeccata) caratterizzazione dei personaggi.