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Il dolce rimpianto che fu
Un libro tutto giocato sul filo del rimpianto e delle sue conseguenze, quest’ultimo testo di Alessandro Robecchi: Follia maggiore.
Un sentimento quello del rimpianto che in questo caso ha un che di dolce e di sentimentale. Ma c’è qualcosa di peggio ed:
“E’ quando il rimpianto si incastra con il rimorso, due cose inestricabili che messe insieme sono micidiali.”.
Sembra vivere in preda a tali emozioni Umberto Serrani, un uomo di settantadue anni, elegante, perfetto, ex faccendiere finanziario, operatore in quel mondo particolare sempre in bilico tra il legale e l’illegale, dai clienti facoltosi e danarosi, oggi in preda e in balia delle ossessioni più profonde. La ferita, sempre aperta da ben venticinque anni, si incancrenisce ancor di più, una mattina quando apprende che Giulia Zerbi è stata uccisa in modo brutale per la strada. Giulia, un amore del passato, conosciuta quando lui era già sposato con prole, mai dimenticata, un amore libero, vissuto in un eterno arcobaleno, disarcionato dalle necessità contingenti della vita.
“Diversissimi, lei intellettuale ironica, i corsi di sceneggiatura in Francia, l’insegnamento, le traduzioni. Lui chiaramente razionale, veloce nelle risposte, misterioso perché non poteva dirle che di mestiere nascondeva i soldi dei ricchi. (…) C’era invece un’intesa tra menti libere, va bene, ma soprattutto c’era una corrente costante tra loro, un cavo scoperto dell’alta tensione, un’attrazione fisica che poteva degenerare in dipendenza, ma non come si può pensare. Era una ricerca reciproca dei limiti reciproci e dell’osare, era il piacere di concedere tutto, di annullare ogni difesa e ogni pudore.”.
Lì decide di pagare i debiti, mai assolti, con il passato e fa la conoscenza con l’unica figlia di Giulia, Sonia. Ha un piano ben preciso in mente e non può metterlo in atto da solo. Accorre in suo aiuto Carlo Monterossi e Oscar Falcone. Carlo, autore televisivo che ha dato il via alla trasmissione trash “Craz Love”, poi abbandonata per gettare le basi di un programma innovativo, con l’hobby delle investigazioni, e anche un po’ di fiuto per cacciarsi in guai notevoli, è stato protagonista di altri libri a firma di Alessandro Robecchi come Torto marcio o Di rabbia e di vento. Con l’inseparabile, un po’ enigmatico, amico Oscar aiutano Umberto nei suoi propositi, soprattutto cercando di realizzare i sogni e le ambizioni di Sonia, una giovane ragazza, che sta cercando, affannosamente, di diventare una cantante lirica. Ed allora ecco che:
“ho assistito al melodramma dell’orfanella salvata e protetta. Ho visto un mondo che mai avrei pensato… Lo spettacolo del giovane soprano che bacia lo sposo cantando alla sposa che… “non si dà follia maggiore dell’amare un solo oggetto? “.
Intense, come ho già affermato all’inizio, le pagine dedicate al filo conduttore del romanzo: il rammarico, la nostalgia dolorosa. Ma:
“Ma non c’è solo il rimpianto, c’è anche la cura, c’è un amore post-abbandono che può essere denso e potente. Un rimettere a posto le cose, un risarcimento postumo, un dire, sì, l’ho perso, ma era il mio amore e lo sarà sempre. Come dire che il rimpianto è una cosa complicata, che sa travestirsi da attenzione, da dedizione, ma alla fine rimane rimpianto.”
A far da cornice alle vicende narrate c’è sicuramente Milano, una Milano trasformata, quella del ceto medio impoverito, un po’ triste, che non è più, costantemente piovosa, lugubre, lontana dagli sfarzi e dagli agi tristemente esibiti.
Follia maggiore è sicuramente un giallo, vivace ed intrigante, che avvince sempre di più, fino alla risoluzione finale. Ma ha un sottofondo, intimo ed intimistico, di malinconia soffusa, di dolcezza perduta, magari celata dietro un tono falsamente ironico o cinico. Alessandro Robecchi si conferma, ancora una volta, un ottimo e fine romanziere, capace di mescolare vari temi e generi con arguzia letteraria e sapienza narrativa.