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“Era solo una storia di fantasmi”
In un panorama letterario che vede nascere ogni giorno nuovi commissari e risolutori di omicidi, l’esordio letterario di Gigi Paoli si distingue per qualcosa che il lettore amante del genere fatica ultimamente a trovare: originalità.
Protagonista è infatti, come l’autore stesso, un giornalista di cronaca giudiziaria. Non un eroe della carta stampata, però, capace dalle proprie pagine di risolvere misteri e rivelare verità sfuggite ai più, come in qualche thriller d’oltreoceano. No, Carlo Alberto Marchi è un eroe imperfetto, un eroe della quotidianità, con le sue interminabili processioni per i corridoi del Palazzo di Giustizia a caccia di notizie, le sue difficoltà di padre single e quel lavoro così impegnativo, che sa cannibalizzare ogni forma di tempo libero, lasciando come avanzo un mucchietto di sensi di colpa. Dalla sua parte ha solo la curiosità, la passione e l’onestà intellettuale di uomo che, per professione, sa osservare la realtà ed è capace di raccontarla con semplicità.
Quel che colpisce di questo romanzo, prima di tutto, è proprio lo stile. I periodi sono brevi e di scorrevolissima lettura. Il linguaggio è lineare, pulito, efficace. Il ritmo incalzante e magnetico. Uno stile semplice, piacevole; giornalistico, forse, si potrebbe dire.
E come un’inchiesta giornalistica, in fondo, si svolge anche l’intreccio. Tutto parte dall’efferato omicidio di un commesso di antichità religiose. Da un lato, si susseguiranno i capitoli scritti in prima persona dal giornalista, a inseguire le possibilità, i vicoli ciechi, le storie che da quel mistero si snodano. Dall’altro, i capitoli dedicati alle indagini tradizionali, al lavoro della magistratura e delle forze dell’ordine, attraverso cui si concretizzerà la verità.
Una trama ben congegnata e interessante, che rimane ancorata ai meccanismi del reale ed i cui punti di forza sono proprio la familiarità dell’autore con il mondo della carta stampata e con le atmosfere fiorentine. È infatti proprio nelle parole dedicate alla città che, a mio avviso, si hanno le pagine più belle del romanzo. Una Firenze a tinte fosche, avvolta da un grigio cielo novembrino e sferzata da una pioggia incessante. Una Firenze lontanissima dai tradizionali percorsi rinascimentali così cari ai turisti, ma piena di vicoli stretti, scorci angusti e visi minacciosi imprigionati nella pietra dei palazzi. Una Firenze gotica e misteriosa.
“Quella città era come il labirinto degli specchi che si trovava ogni tanto nei vecchi luna park: ovunque ti girassi, qualunque cosa guardassi, niente era davvero come sembrava. Né le cose, né le persone”.
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Commenti
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Un caro saluto
Chiara
Hai ragione, la lista è sempre lunghissima, ma questo me lo segno di sicuro!
Grazie della segnalazione, Ornella!
Un caro saluto anche a te.
Manuela
Grazie mille, quindi, Marika, non solo per aver letto il mio commento ma soprattutto per avermi permesso di scoprire questo bel giallo, per una volta davvero nuovo.
Ciao,
Manuela
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ornella