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Una strategia "'ndranghetista"
Piero Colaprico torna negli scaffali delle librerie con La strategia del gambero, un romanzo autonomo dalla serie del commissario Pietro Binda, senza perdere nulla nel confronto in quanto a potenza narrativa e nella capacità di svelare le caratteristiche precipue, spesso molto attuali, della criminalità a Milano.
Un romanzo criminale avvincente, in cui la penna dello scrittore noir si intreccia a quella del grande giornalista per dare vita, in un crescendo di azione e di pericoli, di colpi di scena e di intrecci sotterranei, a una storia di luci ed ombre dal fortissimo sapore di verità.
L’autore è giornalista di cronaca giudiziaria e di nera per La Repubblica, ricordando che proprio lui ha coniato il termine “Tangentopoli”, mostrando così già allora una grande conoscenza per quelli che sono i meccanismi e gli scenari della Milano criminale. A questo aggiungiamo che ha vinto un Premio Scerbanenco, con La trilogia della città di M., e il quadro delle capacità e delle potenzialità di Colaprica sono così ben evidenziate.
E’ sulla presenza nel territorio della ‘ndrangheta che l’autore pugliese, trasferitosi nel capoluogo milanese, ha sempre avuto una conoscenza particolare e brillante, e quest’ultimo libro lo conferma in modo particolare.
Buona parte del romanzo narra le gesta del suo azzeccato protagonista, Corrado Genito, tutore dell’ordine che sa che non esistono Male o Bene, ma solo la fragilità umana e l’umana responsabilità. Infatti lui ha conosciuto entrambi i fronti: è stato capitano del Carabinieri, nonché agente segreto, ma ora si trova in carcere, in mezzo a quelle persone che ha sempre cercato, con ogni mezzo, lecito ed illecito anche, di contrastare. Ma quale è stata la colpa che lo ha portato fin lì? Aver gestito in modo alquanto maldestro un sequestro nel quale era troppo coinvolto, sia da un punto di vista personale che emotivo: una grossa somma di denaro e l’interesse erotico per la moglie del rapito hanno condotto alla morte di Francesco Bagni, che di Genito era non solo collega ed Ispettore della Omicidi, ma anche il suo migliore amico. Per Corrado, quindi, i lunghi anni di prigione che lo attendono sono affollati dai ricordi, dai rimorsi e dai sensi di colpa, ma non avrà molto tempo per crogiolarvisi dentro all’infinito. I servizi segreti lo mettono in libertà con un patto preciso: se saprà fornire un aiuto concreto in una indagine difficile, i suoi crimini saranno dimenticati per sempre. Genito deve infiltrarsi in due clan della ‘ndrangheta che, dopo decenni di guerra spietata, che ha condotto ad inutile spargimento di sangue, sembrano ora avviati verso una pace che non convince nessuno, ma che garantisce spartizioni ed enormi quantità di denaro per tutti. Simbolo di questa pacificazione non può che essere un matrimonio tra due giovani dei due opposti clan, Ada Nirchemi e Kurt Stringoli, due persone che nulla hanno in comune, se non che l’obbedienza cieca e dittatoriale al volere dei rispettivi capoclan. A Genito aspetta un compito rischioso, se non impossibile, in un ambiente ricco solo di spregiudicatezza e di violenza, dove la soluzione, per non morire, sembra essere solo quella di seguire la “strategia del gambero”, per cui:
“Vola leggero come una farfalla, pungi forte come un’ape, ma non farti avanti, cammina all’indietro come i gamberi.”.
Un’avvincente e fascinosa lettura.