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Un ballo "rabbioso"
Ballando nel buio di Roberto Costantini è il quinto libro dedicato alla serie del commissario Mike Balistreri, detto “Africa”. Titolo prodromo stesso della vicenda narrata, un punto di confluenza preciso con i fantasmi del passato e le ossessioni feroci del presente. Un gioco continuo di rimandi e di salti cronologici,
“il punto dove il cerchio del passato e quello del presente si saldavano”.
Qui si gioca al buio, si balla al buio, tutti si credono un passo avanti. Ma i passi sono falsi. Si torna al 1974 con il commissario, al suo passato ingombrante e pesante. Mike “Africa Balistreri è un giovane psicologicamente provato dagli eventi della sua intensa adolescenza libica. Sono gli anni di Ordine Nuovo, degli estremi esasperati di destra e di sinistra, dei proclami e delle giusticazioni: tutto è lecito per salvare il paese dai camerati o dai rossi a seconda dei punti di vita. Tutto (o quasi) è lecito per Africa, che possiede una sua personale e privata idea di giustizia, armato di una rabbia che a stento argina in un codice etico che tuttavia lo innalza e lo caratterizza per umanità, rispetto alle sue frequentazioni e ai personaggi che lo circondano. Dodici anni dopo, nel 1986, Michele Balistreri viene chiamato dall’alto ad indagare, nonostante il palese conflitto di interessi, sull’omicidio di un politico che era suo amico negli anni ’70. Seguiranno altre morti, sempre nella sfera delle conoscenze strette di Africa. Poiché, evidentemente, per risolvere il caso Michele deve tuffarsi nel passato e confrontarsi con vari nemici, fra i quali, il più pericoloso potrebbe proprio essere il suo vecchio sé, il giovane ventiquattrenne che era. E le due ragazze, quella giusta e quella sbagliata, che frequentava al tempo.
Il personaggio di Mike Balistreri può risultare antipatico sin dall’inizio, come invece essere l’opposto. Colpiscono la rabbia insita in lui, nascosta, che si esprime, in particolar modo nel rapporto con le donne, ovvero:
“Niente secondi fini, illusioni di possibilità che generavano complicazioni, dolore, recriminazioni. Niente amore e quindi niente bugie. Una sua regola fissa. Mai con una donna che non ha un altro uomo- (…) – e sempre sincero.”.
“Africa” Balistreri non
“era un eroe romantico tradito dai suoi amici, da suo padre e dal mondo intero. Era un ragazzo esaltato e spietato, erede di un adolescente viziato, ma messo a dura prova dalla vita. Un ragazzo per il quale l’ideologia era solo la copertura per una vendetta privata.”
Un libro con mille sfaccettature ed intriganti colpi di scena, con una prosa adeguata alla scena descritta. Mi ha molto colpito la tensione rabbiosa che percorre l’intera narrazione. Una rabbia, la cui fonte
“non aveva a che fare con Ordine Nuovo o un ideale politico. Riguardava l’unica foto che avevo nella mia casa spoglia. Io, mio fratello, mio padre, mia madre. Italia Balistreri, moglie e madre esemplare, sacrificata da mio padre e da uomini ignobili per favorire l’ascesa al potere in Libria di un dittatore con cui concludere lucrosi affari. Riguardava l’onore e la lealtà.”.
Un gioco di specchi e di rimandi, dove nulla è mai quello che appare. Un pathos e una suspence ad alto grado completano il quadro vivido della storia. Un personaggio che forse non capiamo sempre, ma che sicuramente non possiamo fare a meno di amare, quasi come un grande amore che non è più, ma è stato.