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L'omicidio Carosino. Le prime indagini del commissario Ricciardi
 
L'omicidio Carosino. Le prime indagini del commissario Ricciardi 2017-11-20 15:32:01 Belmi
Voto medio 
 
2.8
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
2.0
Piacevolezza 
 
3.0
Belmi Opinione inserita da Belmi    20 Novembre, 2017
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Un antipasto che si può saltare

Dopo aver letto ben quattro romanzi della serie di Ricciardi, la “paura” di leggere il quinto e al momento ultimo libro sul Commissario, mi ha indotto ad approfondire gli altri libri scritti da De Giovanni sul suo coinvolgente protagonista e la mia idea è caduta proprio sul titolo “L’omicidio Carosino. Le prime indagini del commissario Ricciardi”.

“Non è simpatico, Ricciardi. Non è comunicativo, né allegro. Non affascina, non incanta. Ma sapete una cosa? Quando se ne va mi manca. E aspetto il suo ritorno con una gran voglia di ascoltare di nuovo quella voce bassa, e il ricordo del suo dolore”.

Cosa potevo trovare di meglio che gli inizi del tanto citato protagonista? Ebbene, ringrazio intanto la buona stella che mi ha fatto leggere prima gli altri e poi questo, perché il titolo può davvero trarre in inganno. Le prime indagini sono relative a tre casi: l’omicidio Carosino; i vivi e i morti e Mammarella.

Il primo è praticamente la replica, anzi la riduzione sbrigativa del romanzo uscito con il titolo “Il posto dì ognuno. L’estate del Commissario Ricciardi”. In trenta pagine è raccontato quello che poi sarà ripreso nel terzo della serie, ovviamente con personaggi meno caratterizzati e alcuni addirittura mancanti; la lettura di questo racconto mi avrebbe fatto guastare interamente l’altro che invece ho davvero apprezzato.

Per quanto riguarda gli altri, sono casi in cui il Commissario, sempre in una manciata di pagine, risolve il caso andando soprattutto a raccontare le sue sensazioni sul Fatto ed è evidente la poca personalità che il Commissario svilupperà poi in seguito.

L’unica cosa carina (edizione Rizzoli) che può interessare è la parte finale ovvero quella che riguarda “Come è nato Ricciardi”, per il resto una lettura che personalmente si può saltare. Il libro non dà niente di più, anzi potrebbe anticipare qualcosa che poi sarà approfondito e revisionato in maniera magistrale dall’autore.

In conclusione, per me è “un antipasto” che si può saltare per andare “a portate” più consistenti.

“I vivi e i morti, pensava Ricciardi. I vivi sembravano già morti, i morti pensano di essere vivi. Chi sono io, allora? Sono vivo, o forse già morto e nessuno me l’ha detto?”.

Buona lettura.

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