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La terra di mezzo di Martina
Con Le vite parallele giunge in libreria la quarta indagine del commissario Tommaso Casabona, abile creazione scaturita dall’estro letterario di Antonio Fusco. Il commissario ha conquistato le simpatie del grande pubblico per la sua umanità, per i suoi silenzi, per la partecipazione alle vicende tragiche della sua famiglia: la moglie malata di tumore, il figlio con alle spalle un passato di droga, per le sue debolezze e per le sue assenze. Un uomo:
“dall’atteggiamento burbero e i tratti severi, ma,al tempo stesso, rassicurante e protettivo. Un uomo che sapeva bene come vanno le cose della vita, al di là delle ipocrisie e dei moralismi di facciata.”
Il libro è ambientato a Valdenza, piccola cittadina toscana, da apprezzare per la sua storia straordinaria e per la sua millenaria bellezza. Qui:
“il cielo chiuso a neve minaccia di imbiancare le strade cittadine”.
In un luogo tanto suggestivo accade un fatto tragico: scompare una bambina di tre anni, Martina Bonelli. Dinnanzi a un evento di tale portata Casabona non può esimersi dall’occuparsene, anche se deve scappare all’ospedale dalla moglie che sta per essere operata. I primi sospetti si incentrano sulla figura di Walter Gutzman, un giovane sbandato, ex drogato, ricaduto nel vortice della droga, ex amante della stessa madre di Martina. Lei mostra agli inquirenti un messaggio che la minaccia pesantemente, inviatole proprio dal suo ex la mattina della scomparsa della piccola. Ma il sospettato viene trovato morto a Mentone, e la polizia parla di suicidio, che pare quasi una ammissione di colpa. Ma la bambina non si trova:
“La scomparsa di una persona cara è persino peggio della morte. E’ un dolore che non si può elaborare, perché non è ancora un lutto. Resta vivo, sempre uguale a se stesso. E’ come il supplizio che Zeus ideò per punire Prometeo. Lo fece incatenare a una roccia ed ordinò a un’aquila di mangiargli il fegato, che gli ricresceva durante la notte, così che ogni giorno il dolore si rinnovasse identico al giorno precedente. Quando scompare una persona è come se si fosse persa in una terra di mezzo tra la vita e la morte. Un limbo che alimenta l’ansia della speranza e impedisce la rassegnazione. “
Altre indagini, altri approfondimenti conducono ad una tragica verità: la madre , che dietro la sua ostentata disperazione mente e sembra nascondere qualcosa, e continuando con il padre, dermatologo di successo, che ha ereditato lo studio del suocero e che potrebbe nascondere più di uno scheletro nell’armadio.
Martina
“sembrava essersi persa davvero nella terra di mezzo. In quel luogo che non è più esistenza ma non è ancora morte, in compagnia di tante altre persone che non sono più tornate.”
Il titolo del nuovo romanzo di Antonio Fusco, Le vite parallele, comunica immediatamente che il commissario Casabona si sta occupando di una storia popolata da personaggi che vivono, tutti indistintamente, “vite parallele”, finendo in un labirinto e stravolgendo le tracce e le indagini degli investigatori. Le piste sono confuse, e portano a soluzioni che dovrebbero essere palesi, che finiscono, invece, ben presto a rimettere tutto in gioco. Un giallo sa sbrogliare, che l’autore, attraverso uno stile diretto, quasi da cronista, descrive con molta ricercatezza. Inoltre dirige il gioco con una perfetta maestria relativa anche agli aspetti procedurali delle indagini, con una spiccata attenzione per i personaggi e per le loro paure. Un romanzo
“dove la tensione narrativa e l’introspezione psicologica si fondono dando vita ad un risultato finale godibilissimo e convincente.”
Un personaggio quello del commissario che si presta benissimo ad essere trasfigurato in fiction televisiva, e che il lettore non può che apprezzare in tondo. Così come apprezza in tondo il romanzo e la sua trama assai accattivante. Un ottimo romanzo.