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Il giorno dei morti. L'autunno del commissario Ricciardi
 
Il giorno dei morti. L'autunno del commissario Ricciardi 2017-11-17 08:35:54 Belmi
Voto medio 
 
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Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
5.0
Belmi Opinione inserita da Belmi    17 Novembre, 2017
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Per ora il migliore della serie

Napoli è in subbuglio, non solo per l’acqua che continua ad inondare la città e sembra non dare tregua ai suoi abitanti, ma e soprattutto per una visita inaspettata, il Duce sta per arrivare. Se Ganzo solitamente è un tormento e una spina nel fianco del Commissario, con questo arrivo imminente non darà tregua a nessuno, la città deve presentarsi al meglio e soprattutto deve dimostrare che il fascismo vive e cresce in una Napoli ordinata e fedele.

Come sempre Ricciardi non è interessato a queste cose e un caso che sembra già concluso all’inizio non lo convince fino in fondo e neanche Ganzo e l’arrivo del Duce riusciranno a fermarlo perché questa volta il caso coinvolge un bambino.

“Se c’era una cosa che odiava erano i bambini morti. La sensazione di spreco, di rinuncia, di occasioni perdute. Un popolo, una civiltà si qualifica dalla cura per la propria infanzia, aveva letto in un libro. Non ne usciva bene, quella città”.

Il lettore verrà toccato in profondità e più conoscerà la storia del piccolo Tetté più capirà la cattiveria umana che si accanisce sugli indifesi, su coloro che pur di ricevere una sola carezza venderebbero l’anima al diavolo.

Rispetto agli altri racconti della serie, ho trovato un De Giovanni molto più poetico, quelle che potrebbero sembrare delle digressioni le ho invece trovate un vero tocco di delicatezza e poesia, c’è una descrizione dell’acqua davvero toccante e suggestiva.

Un Ricciardi sempre più in difficoltà si troverà di fronte anche a nuove svolte sentimentali, sono un po’ preoccupata per lui, si trova in mezzo a più fuochi.

L’incontro finale fra l’autore e il Dottor Modo conclude il libro in maniera eccezionale. Posso dire che questo per ora è il mio preferito, un vero capolavoro nel suo genere, bravo De Giovanni, ogni volta riesci a stupirmi e i tuoi personaggi sono eccezionali.

“Capone, non m’incanti: tu sei un ladro. E uno dei peggiori, perché non sembri un ladro. Io apprezzo quelli che escono di notte, con i ferri sottobraccio, vestiti di scuro: noi li acchiappiamo e li sbattiamo dentro, noi facciamo i poliziotti e loro i ladri. Non negano e, una volta che non sono riusciti a scappare, si rassegnano. Fanno i ladri. È il loro mestiere. Al contrario, quelli come te sono la rovina di questo posto. Fanno finta di essere onesti, e invece sono marci”.

Buona lettura!!!

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