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Omicidio a Poggio alle Ghiande
Piergiorgio è un medico, precisamente un professore associato di epigenetica; Margherita una filologa e archivista, esperta in catalogazione di opere d'arte: si ritrovano nella splendida tenuta di Poggio alle Ghiande, nella Maremma toscana, entrambi a lavorare per Zeno ed Alfredo Cavalcanti, i proprietari della tenuta.
I due fratelli -gemelli- sono in disaccordo fra loro se vendere la proprietà ad una holding immobiliare cinese, la SeaNese, oppure no. Piergiorgio viene interpellato come genetista e Margherita sta lavorando come filologa per Zeno, il gemello che vorrebbe tenersi Poggio alle Ghiande, che è un collezionista di successo di opere d'arte. Il fratello che vorrebbe vendere è invece Alfredo, un broker ormai squattrinato. Il talentuoso dottore e la bellissima archivista si incontrano quindi – per la seconda volta, visto che si erano già conosciuti anni prima- nella tenuta di Zeno e Alfredo, ma non sono gli unici ospiti a trovarsi in quel luogo. Qui vi abitano o ci passano le vacanze, come affittuari, diverse altre persone: un musicista ormai in pensione con la moglie, un'anziana professoressa di chimica, un meccanico di box di Formula 1, una casalinga da poco lasciata dal marito per una donna più giovane; vi sono poi i curatori della vendita della tenuta alla holding cinese, l'architetto Giorgetti e l'ingegner De Finetti, e naturalmente, il domestico polacco Piotr e il custode, Raimondo Del Moretto.
Fra cene, tentativi di corteggiamento verso Margherita, personaggi curiosi ed altri inquietanti, passano i primi giorni di Piergiorgio a Poggio alle Ghiande. Quando il genetista torna, due settimane dopo, per comunicare ai fratelli i risultati dei test che gli sono stati richiesti, trova ad attenderlo, come nella miglior tradizione di polizieschi, un omicidio. Il custode della tenuta, un uomo parecchio singolare, è stato ucciso. Si dipanano così le fila di un giallo misterioso, condito, qualche giorno dopo, da un altro omicidio. Chi sarà il colpevole? Riusciranno la bella Margherita e l'aitante Piergiorgio a risolvere l'enigma?
Un romanzo che ho letto volentieri, impreziosito dallo stile ironico e fresco di Malvaldi, più che dalla trama particolarmente ricca di colpi di scena o suspense. Una lettura frizzante, nonostante si tratti di un giallo, ben lontana da toni cupi o drammatici, grazie appunto all'arguta ironia dell'autore. In effetti ci sono passaggi che potrebbero risultare un pochino scabrosi ma il Malvaldi riesce con facilità a ricondurre tutto alla razionalità ed anche a farci sorridere. Il romanzo è quindi contornato da una leggerezza che non è superficialità ma piuttosto piacevolezza.