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Uomini liberi dal cuore fuorilegge
Quello proposto da Massimo Carlotto in questo suo lavoro datato 2015, dedicato alle avventure del celebre investigatore senza licenza, l’Alligatore, è un noir con una marcata componente sociologica. La sensazione è che l’autore volesse in fondo scrivere qualcosa di diverso ma, forse per accontentare il pubblico in attesa di una nuova avventura del tormentato detective, abbia deciso infine di piegare la storia poliziesca alle proprie esigenze di critica sociale e politica.
L’Alligatore e i suoi soci, Max la Memoria e Beniamino Rossini, si trovano coinvolti in una complessa vicenda di efferate rapine e crudeli vendette, nel tentativo di difendere gli interessi del proprio cliente, la vera vittima, un bambino rimasto orfano, che li ha ingaggiati con 20 centesimi. Questa diventa l’occasione per analizzare la complessa realtà del Nordest, un territorio di “montagne e pianure. E paludi non segnate sulle carte, piene di serpenti pericolosi”. La narrazione si avventura così tra questi sentieri di fango e il binocolo ne inquadra via via i suoi abitanti.
Ci sono i “regolari”. Onesti commercianti e imprenditori che vivono nel terrore di venire rapinati e massacrati nelle loro belle e isolate villette. Ma anche uomini che approfittano del clima di paura per esasperare gli odi e alimentare la violenza, in nome di una propria idea di giustizia, una giustizia che non teme di macchiarsi di sangue.
E poi c’è la malavita. Bande di criminali senza scrupoli, animati dall’avidità e dal disprezzo per la vita umana. Ma anche “ladri, contrabbandieri, rapinatori, uomini e donne refrattari alle logiche della malavita organizzata”, incuranti delle leggi tradizionali ma fedeli a un proprio irreprensibile codice etico, forgiato nei secoli da banditi perbene. Le regole “degli uomini liberi con il cuore fuorilegge”.
In questa storia Carlotto si prende gioco di noi, sovvertendo continuamente i concetti di crimine e giustizia. Qual è il confine tra giusto e sbagliato? Chi sono i buoni e chi i cattivi? Sono queste le domande che ci si pone durante la lettura di questo romanzo, apparentemente semplice e scorrevole, ma che racchiude un profondo invito alla critica sociale. Carlotto ci chiede di riflettere, liberandoci dai pregiudizi e volgendo uno sguardo disilluso sulla realtà che ci circonda.
Sebbene la dimensione critica del romanzo sia a mio avviso apprezzabile, è la storia poliziesca che ne esce di fatto svuotata dei suoi ingredienti principali - suspense, coinvolgimento, tensione –, condizionando l’apprezzamento complessivo dell’opera.
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Grazie del suggerimento.
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