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Il cielo rubato di Andrea Camilleri
Può il cielo, essere rubato? Sì( anche se solo un frammento), se il pennello d’artista è di un sublime impressionista e se la fantasia è del nostro esimio scrittore siciliano; laddove finisce la realtà e inizia sconfinando l’immaginazione, allora tutto è possibile. Definire un noir questo scritto non solo è riduttivo, ma anche incompleto.La struttura è quella di un romanzo in forma epistolare (ricorda I dolori del giovane Werther): amore e arte s’intrecciano e poi il giallo, o il colore che si vuole attribuire, viene da sé. Lo scrivente, un notaio di Agrigento in preda all’amore, all’eros, in senso socratico, si abbandona con eccessivo ardore al piacere promesso dalla bellezza di una misteriosa quanto conturbante donna e poi diventa passione e follia; perdizione del ben dell’intelletto. L’amore come la maggiore delle felicità si nutre nel notaio, che redige le missive alla bella sconosciuta, della vista prima (la foto di un ritratto fattole da Guttuso, che ha magistralmente colto e restituito sulla tela la violenta, solare sensualità della sua carne giovane) e s’infiamma poi del desiderio di coglierne la voluttà fisica. La voce dell’arte e la voce dell’amore confluiscono attorno alla figura di Renoir e di un viaggio a Girgenti di cui non c’è traccia temporale in nessuna opera d’arte sul maestro impressionista. Nella nota a piè del libro l’autore dichiara come l’idea dello scritto sia stata suggerita da Eileen Romano che gli ha raccontato un piccolo mistero riguardante appunto Renoir; dalla biografia del pittore, scritta dal figlio Jean ( il regista di La Grande illusione e di altri capolavori cinematografici), risulta che il padre compì un viaggio a Girgenti, oggi Agrigento, in data imprecisata, assieme alla moglie Aline. I biografi del pittore non registrano il viaggio. La vita di Renoir è stata ricostruita giorno dopo giorno, non esisterebbe un periodo di tempo in cui collocarlo. Allora, si chiede Camilleri, un’invenzione? Uno sfaglio della memoria di Jean? Questo ha spinto lo scrittore ad un’attenta indagine sui materiali scritti sul pittore e scoprire una maglia larga nella rete e fare delle supposizioni e darsi delle risposte, meno una: perché non è rimasta alcuna testimonianza pittorica del soggiorno girgentano di Renoir? Questo è diventato il tema conduttore del romanzo: come e perché le tele girgentane di Renoir fossero andate perdute. Ecco il lavoro di fantasia. Il testo è arricchito dalla riproduzione di alcuni quadri dell’artista, un vero e proprio inserto, su pagine plastificate, un piccolo e prezioso omaggio al lettore. A mio parere, un piccolo dipinto quest’opera camilleriana, con i colori intensi e dominanti della passione artistica, della passione erotica; l’amore senile è fiamma bruciante, stordimento, ferita dolorosa, disperazione, senza la presenza dell’amata, le giornate dell’amante sono incolori, i giorni trascorsi insieme un breve soggiorno nel giardino dell’Eden. Camilleri si lascia trascinare dalla corrente travolgente della passione amorosa come un adolescente ai primi sussulti del cuore, senza freni si sdilinquisce e palpita! Reminiscenze, ardori tardivi?