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Dancing in the dark
“ Ballando nel buio “ è il quinto romanzo della saga con protagonista il commissario Michele Balistreri.
Nei quattro libri precedenti i numerosi salti temporali, vero e proprio marchio di fabbrica di Roberto Costantini, avevano fatto luce sulla giovinezza trascorsa da Balistreri a Tripoli fino al 1970 e su una serie di indagini ambientate nel 1982 o negli anni 2000.
Mancava un pezzo. Era lecito chiedersi cosa avesse trasformato l’ irascibile commissario del 1982 nel rassegnato Balistreri degli anni 2000.
La storia di “ Ballando col buio “ inizia nel 1974, a Roma. Sono passati quattro anni dalla fuga di Mike dalla Libia e la rabbia ed il dolore per la misteriosa e irrisolta morte della madre Italia sono ben lontani dall’ essere metabolizzati.
Il ventiquattrenne Michele è un idealista convinto di cambiare il mondo, in contrapposizione a quello che lui considera uno Stato debole e opportunista. Si mantiene lavorando in una palestra e frequenta alcuni movimenti organizzati di estrema destra formatisi dopo la chiusura di Ordine Nuovo. Non è nuovo a rappresaglie e scontri con fazioni di schieramenti politici diversi, ma sa che c’ è una bella differenza tra il liberare un’ università occupata dai comunisti e la deriva terroristica che alcuni soggetti all’ interno del movimento sembrano voler intraprendere.
Dieci anni dopo, nel 1984, Balistreri è già da qualche tempo commissario alla sezione omicidi. Un funzionario di polizia senza stimoli, servitore di un paese in cui non si riconosce. Fino a quando l’ uccisione di un vecchio compagno di Ordine Nuovo divenuto nel frattempo un parlamentare della DC, lo ricaccia con violenza nel pieno degli anni della militanza.
Il colonialismo italiano. L’ ascesa e la caduta di Gheddafi. L’ immigrazione. I rapporti tra Chiesa e Stato. Sono solo alcuni degli argomenti più o meno attuali, spesso storie rimosse dalla memoria collettiva, che l’ autore aveva brillantemente tratteggiato nella serie con un sapiente mix di letteratura gialla e noir, cui vanno in questo caso ad aggiungersi la strategia della tensione e le stragi tristemente note degli anni di piombo come quella a Brescia del 1974.
E anche stavolta nel proprio ambizioso ritratto verosimile e storicizzato Costantini si affida ad una schiera di personaggi per la maggior parte menefreghisti, superficiali, egocentrici.
Il tutto capitanato dall’ onnipresente Balistreri. Un antieroe estremamente riuscito dotato di caratteristiche tutt’ altro che empatiche, ma che non può non farsi apprezzare per schiettezza e coerenza ad un proprio e personale codice morale.
Il ritmo della vicenda è incalzante, l’ alternanza temporale suscita curiosità nel lettore ansioso di voltare pagina per scoprire gli sviluppi dell’ indagine e per aggiungere nuovi tasselli alla storia personale del commissario.
Il livello qualitativo della serie continua ad attestarsi su ottimi livelli.
Credo che l’ autore abbia compiuto un salto in avanti in termini di maturità letteraria.
Anni fa i primi due romanzi della serie mi avevano a dir poco entusiasmato, ma se riconsiderati oggi con un pizzico di esperienza da lettore in più soffrivano di lunghezza e intreccio fin troppo lunghi e complessi. Il terzo aveva chiuso dignitosamente il cerchio aperto dai primi due, conservandone le stesse caratteristiche.
Credo che dal quarto romanzo in poi Costantini abbia trovato la giusta dimensione con un numero di pagine minore e storie mature, lontane dall’ epicità delle precedenti opere probabilmente impossibile da mantenere nel corso di una produzione seriale, ma più intimiste.
Proprio come Balistreri, che si lascia conoscere e capire sempre meglio col trascorrere del tempo.