Dettagli Recensione
La complessità del reale
Questo romanzo di Carofiglio è breve, scorrevole ed incalzante, umano e molto delicato; nello stesso tempo però è anche caratterizzato da un omicidio brutale e da un sottofondo terrificante che emerge lentamente fino a mostrare i suoi lati più oscuri. Si tratta comunque di un giallo, caratterizzato da un cruento mistero che l'investigatore Pietro Fenoglio dovrà risolvere e che riuscirà a farlo solo andando nella direzione opposta rispetto alle numerose tracce che la scena del crimine offre.
Già dal prologo che è una storia ricca di umanità ma svincolata dalla vicenda principale, emerge la personalità del protagonista, il maresciallo Fenoglio è attento pensatore, preciso nell'indagine e nell'analisi delle tracce, triste e molto sensibile, odia la violenza e le armi; nel quotidiano percorso casa-lavoro ama passeggiare e cambia spesso itinerario per tenere in esercizio la sua capacità di osservazione; proprio come l'amato Sherlock Holmes, osserva e ricorda tutto. E' superficiale dire solo osserva, è più acuto dire percepisce con tutti i sensi: vista, udito, tatto e soprattutto olfatto. Gli odori dominano il romanzo dall'inizio alla fine, da quello ferroso del sangue, a quello disgustoso della morte violenta, Fenoglio riesce a sentire anche l'odore della paura.
Il romanzo è in terza persona ma si sente una forte identificazione tra narratore e personaggio principale; le varie e piacevoli digressioni, le storie personali, le riflessioni profonde e gli estratti dai vari documenti giudiziari si intersecano perfettamente nel tessuto narrativo e nell'intreccio del racconto.
Siamo nel 1989 a Bari, città mai citata nè descritta approfonditamente, nell'appartamento di una palazzina, anni cinquanta, ambiente un po' triste con l'atrio che odora di cibo ed altro, viene trovato il cadavere di un uomo sgozzato; subito appaiono: un testimone chiave lucido e sicuro di sè, delle prove schiaccianti e l'arma del delitto con impronte che risultano dell'indiziato; tutto torna, stato di fermo per il presunto colpevole. Quasi troppo facile ma non per Fenoglio; nella scena del crimine c'è qualcosa fuori posto, un'incoerenza, un elemento dissonante, una discontinuità, una regolarità alterata, una piccola presenza che parla e odora. Il maresciallo con il suo giovane assistente Montemurro (l'esperienza del maestro e la voglia di imparare dell'allievo) saranno l'accoppiata vincente per risolvere un caso che sembrava già chiuso; il lettore segue la trama accattivante che si sviluppa lentamente, scoprendo quel piccolo frammento di vitale importanza.
Siamo tutti contenti per il finale pieno di speranza, siamo fieri del poliziotto dai modi eleganti e delicati; i lettori si augurano di poter leggere ancora le storie del maresciallo silenzioso, acuto e molto particolare.