Dettagli Recensione
Fumo negli occhi
Bacci Pagano è un detective nel quale l’autore Bruno Morchio ha riversato molta parte di sé. Il suo amore per la città di Genova, innanzitutto, in cui si muove a occhi chiusi, a piedi o con la sua Vespa, per ritrovare se stesso nella moltitudine di colori, lingue, odori e suoni che affollano i carruggi. Ma anche la sua esperienza di psicologo in un consultorio familiare, a contatto con identità, soprattutto giovanili, che si sgretolano sempre più frequentemente perché la verità di ciò che siamo a volte si rivela fragile, impalpabile come il fumo che avvolge la copertina di questo romanzo.
“Il nostro tempo, quello delle certezze granitiche e delle asserzioni definitive, è passato per sempre. Invecchiando abbiamo capito che la verità è un’essenza fragile, da maneggiare con cura. Per la sua natura così aleatoria e perché può diventare pericolosa per coloro che vi sono implicati”.
Di tutto questo tiene conto Bacci Pagano, incaricato di ritrovare un sedicenne scappato di casa, Giovanni. Perché Giovanni per metà della sua vita è stato Bernardo, nelle favelas di Santiago di Cali, dove vivere significava sopravvivere alla miseria più assoluta e venire a patti con la criminalità. E purtroppo non basta cambiare nome e trasferirsi in una lussuosa villa per diventare il figlio perfetto di una ricca e antica famiglia ligure. Il passato non si può cancellare. E Giovanni scappa alla ricerca di un filo che lo ricongiunga a una parte di sé che deve affrontare per riuscire a seppellire la rabbia, a capire, a ritrovarsi.
Bacci non si limita a cercare Giovanni, ma aiuterà lui e la sua famiglia adottiva in un percorso di accettazione e di crescita. Un percorso che forse sta compiendo lui stesso, tornato a vivere dopo un lungo periodo di riabilitazione a seguito di un attentato in cui ha davvero visto in faccia la morte. Sul piatto ci sono l’età che avanza con le sue disillusioni, il ricordo degli ideali e delle battaglie giovanili, le immagini di amici lontani e amori perduti. Menomale che c’è ancora una pipa, una Vespa e i carruggi tra cui rifugiarsi.
Pur essendo classificato come un giallo, la storia raccontata ha davvero poco di investigativo ma di certo è una lettura che si fa apprezzare per gli interessanti temi trattati, le bellissime atmosfere genovesi e, non ultimo, una scrittura davvero curata e ricca.
E’ strano aver fatto la conoscenza di questo detective-psicologo proprio con l’ultimo episodio di una lunga serie, scoprendo un Bacci Pagano già velato dalla disillusione e dalla malinconia dell’età. Mi rimane però la curiosità di incontrarlo ancora. Merita.