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Giallo Milano
 
Giallo Milano 2017-09-28 07:26:38 Laura V.
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4.0
Stile 
 
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Laura V. Opinione inserita da Laura V.    28 Settembre, 2017
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La Milano dei navigli

Diamine!, direbbe l’architetto Luigi Bellotti, protagonista del romanzo: l’ho proprio divorato, questo libro! Sarà per l’ambientazione molto particolare; o forse per il mistero intorno al quale è stata costruita la storia. Di certo, “Giallo Milano” di Giancarlo Bosini è un romanzo che si lascia leggere davvero con piacere.
Incorniciata nella Milano di fine anni Sessanta, la vicenda si svolge tra ambienti accademici, artistici e altri più popolari. Sullo sfondo, la contestazione studentesca, gli scioperi operai e quella strategia della tensione che di lì a breve avrebbe insanguinato il Paese. Con riferimenti a luoghi, fatti e personaggi, la Storia è tutt’altro che assente tra queste pagine in un sorprendente e ben dosato mix di realtà e fantasia, e non sempre quest’ultima supera la prima.
Un giallo che prende le mosse dal ritrovamento del corpo di una giovane collega del Bellotti nelle acque del Naviglio Grande, per poi giungere, attraverso i lavori di restauro dell’antica chiesa di Santa Maria Rossa di Crescenzago, addirittura a Leonardo da Vinci e a un’oscura e criminosa commistione fra Stato (e servizi segreti annessi) e ambienti ecclesiastici d’alto rango. Buona qualità di scrittura e stile narrativo che non tentenna da parte dell’autore, non alla sua prima pubblicazione; anche la caratterizzazione dei personaggi risulta ben rifinita per una lettura, nel complesso, molto scorrevole e per niente noiosa. Ottima e azzeccatissima, in chiusura, la trovata di dare allo scapestrato critico d’arte De Cristoforis (uno dei personaggi migliori, a mio parere) stabile sistemazione presso… un’enoteca parigina!
Ho trovato molto affascinanti le descrizioni della vecchia Milano, coi suoi monumenti storici, i cortili interni degli edifici, le case di ringhiera, l’ultima lavandaia che resiste disperatamente al tempo e al progresso e, soprattutto, le lente atmosfere invernali lungo i navigli solcati da caratteristici battellini, anche se questi in realtà non ci sono mai stati e i navigli stessi, come precisa l’autore in una nota finale, all’epoca dei fatti narrati non erano più navigabili essendo stati chiusi già dal 1929. In ogni caso, una scelta narrativa apprezzabile e suggestiva, così come l’immagine del protagonista che, per i suoi spostamenti urbani, ama viaggiare sui navigli.

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