Dettagli Recensione
quando la neve si tinge di "giallo" (o di "rosso"?
La neve può piacere o meno, ma il bianco che si posa sui tetti e sulle strade non può che suscitare un senso di candore, purezza, calma. Questo però se la neve cade su tetti e strade: se la neve copre totalmente il corpo di una giovane donna, di sicuro non suscita queste emozioni. Anzi.
Il nuovo libro di Arno Saar, aka Alessandro Perissinotto, inizia con il ritrovamento di un cadavere nella zona dei vecchi baraccamenti di Tallinn. Marko Kurismaa, commissario di polizia, è chiamato ad indagare sulla morte della giovane. L’indagine è resa difficile dalla neve che sembra non voglia far trovare alcun indizio o alcuna traccia.
Tallinn descritta da Perissinotto potrebbe essere paragonata quasi a una grande metropoli come New York, con una zona ghetto, luogo del ritrovamento: “Niente nomi, soltanto uno squallido numero. Marko non conosceva troppo bene quella zona e neppure la amava. Lo faceva soffrire lo stato di abbandono in cui erano state lasciate quelle costruzioni che, in fondo, erano un pezzo di storia di Tallinn”. Mi sono chiesta perché un autore italiano dovesse crearsi un alter ego estone per scrivere gialli ambientati in questa terra fredda. Sul retro della copertina l’autore commenta così: “Una parte di me aveva ancora una gran voglia di scrivere gialli, quella parte di chiama Arno Saar”.
Infatti, questo è il secondo romanzo con protagonista il commissario Marko Kurismaa e di ciò me ne sono resa conto durante la lettura del testo quando in una nota a piè di pagina si fa riferimento al libro precedente “Il treno per Tallin”. Sono intenzionata a leggerlo però ammetto che non lo farò in tempi brevi. La lettura di questo romanzo è stata per me piuttosto difficile. Ho letto gialli di autori italiani, scandinavi, americani. Ognuno ha un proprio stile ma nel complesso, a seconda della nazionalità, gli scrittori un po’ si assomigliano. Non a caso molto spesso si dice che i gialli scandinavi sono cupi e i loro protagonisti lo sono altrettanto. In “La neve sotto la neve” ho quasi visto un tentativo di imitazione, piuttosto forzato, di questo stile. Il libro in sé non è per niente male, ma questa sensazione mi ha accompagnato per tutta la lettura.
Proverò di sicuro a leggere altri romanzi di questo autore, romanzi però scritti “con il suo vero nome”, in modo da cercare di capire effettivamente quale sia il suo stile. Detto questo, è un romanzo che comunque suggerisco: l’Estonia ha una storia piuttosto travagliata, che sarebbe interessante approfondire.
Quindi, che dire se non buona lettura? :)
“Il mare che circondava la penisola di Kopli quel mattino era di metallo; era d’acciaio e di piombo, a seconda di come la poca luce che filtrava dalle nuvole spesse, ne colpiva la superficie liscia, priva di increspature. […] Dietro al cumulo si vedeva il fianco di una delle case di legno semiabbandonate che rendevano quel posto uno dei più tristi di tutta Tallinn”.