Dettagli Recensione
Di Giacomo
Marco di Giacomo, docente specializzato, insieme al suo assistente il Dott. Brazo Moscati, in storia delle religione, è considerato un po’ la pecora nera dell’Università di Napoli ed in particolar modo da Gianluigi Fusco, direttore del dipartimento di Scienze antropologiche ed etnologiche della medesima, nonché accademico e saggista rinomato, consulente di ministeri e tribunali, abile politico, attento stratega e, agli occhi di molti, tra cui il professore, uomo da poco.
A seguito dei suoi studi e delle sue scoperte, infatti, il protagonista dell’opera è stato a più riprese ridicolizzato tanto che, ad oggi, sempre meno sono gli studenti che frequentano le lezioni nonché quelli che chiedono di potervisi laureare. Ulteriore complicazione e seccatura è data dal dover “scortare” e fare da guida in giro per la città ad Ingrid, giornalista tedesca interessata alle ricerche dell’italiano. Dopo un’eclatante gaffe, i due, chiaramente inesperti ed incapaci di trattare con l’universo femminile, decidono di contattare Lisi, nipote di Di Giacomo nonché amore segreto di Brazo, che sta portando avanti e sviluppando le ricerche di quello zio così depresso ed arrabbiato con il mondo. Con il proseguire delle vicende, il quartetto, per una serie di avvenimenti misteriosi e alquanto pericolosi, finirà col ritrovarsi invischiato in un qualcosa di capace altresì di mettere a repentaglio le loro stesse vite.
Con “I guardiani” Maurizio De Giovanni dà vita ad un nuovo filone narrativo ben lontano dai precedenti a cui i lettori affezionati sono abituati. Se deciderete di avvicinarvi all’opera, scordatevi tanto le ambientazioni suggestive quanto i protagonisti così ben delineati quali quelli della serie del commissario Ricciardi, quanto quelle avventure ambientate nel commissariato di PIzzofalcone e capitanate dall’ispettore Giuseppe Lojacono.
Il nuovo ciclo che ha inizio con detta opera, non solo abbandona il genere a cui siamo avvezzi ma se ne distanzia anche per tipologia di storia narrata.
Dal punto di vista degli attori questi sono tratteggiati in modo approssimativo, acerbo, ed il mistero alle loro personalità legato è intuibile. L’opera è inoltre caratterizzata dal mutare di prospettiva e voce narrante da un inizio rapido che cattura ed invoglia ad andare avanti che si alterna, intorno a metà del componimento, ad un abbandono di frenesia, ad una battuta d’arresto non indifferente che fa si che lo scorrimento, prima lesto e fluente, diventi lento e talvolta scontato e farraginoso. Questo, è a mio modesto giudizio, determinato dalla presenza di una trama inconsueta, non chiara e che per buona parte dell’elaborato abbandona a se stesso chi legge, risultando quindi incapace di avvincere concretamente il conoscitore.
Un senso di smarrimento, che si ridimensiona sul finale, chiaramente aperto essendo, questo, soltanto il primo di quelle che saranno le nuove avventure a firma De Giovanni.
Mi trovo d’accordo nel riscontrare in questa nuova serie delle similitudini con i libri di Dan Brown, in particolare per la struttura degli attori delle vicende. Non è inoltre facile relazionarsi al componimento essendo questo privo di uno schema narrativo ordinario ed essendo altresì accentuato da caratteri quali culti religiosi e il paranormale. Diversa è anche la penna che contrappone un lato, chiaro ed ironico ma non profondo ed anzi a tratti superficiale, con la ricerca culturale che si è resa necessaria per la stesura.
Credo che si possa tranquillamente affermare che “I guardiani” è un libro adatto a chi è “”vergine”” di De Giovanni e dunque a chi non ha margini di paragone. In tal caso, lo stesso scorrimento si renderà più semplice e tollerabile perché non munito di quella ricerca involontaria dei caratteri propri che nelle opere di questo autore sono evincibili. Al contrario, chi già ne conosce, potrà riscontrare qualche lieve difficoltà, nonché abissali divergenze, tra i precedenti lavori e quello attuale. Andrebbe letto, se possibile, senza paragoni, con la mente libera e sgombra da ogni protagonista da esso creato. Cosa, ammetto, non facile.
In modo asettico direi quindi un ciclo che si fonda su una buona idea di partenza, con le sue pecche dal punto di vista dallo sviluppo, ma che lascia ben sperare per i volumi che seguiranno. L’epilogo, fa infatti, ben presupporre e lascia all’autore possibilità di evolvere la storia a proprio piacimento e senza difficoltà. De Giovanni, ci rimettiamo a te.
« Lo penso spesso, anche quando mi ritrovo a cercare di ricostruire ogni cosa, a scavare nei dati e a elaborare la miriade di notizie e numeri. Per capire il cammino che è stato fatto e quello che resta da fare. Quando mi chiedo il perché, anche se Dio sa quanto e come io cerchi di evitare di pormi questa terribile domanda. [……]Eppure si starebbe a guardare per ore, no? Perché mentre si guarda, la mente trova pace, e comincia a scavare nel suo stesso interno arrivando a profondità impossibili anche solo da concepire.»
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Commenti
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Grazie per le tue parole Matelda, troppo buona :-)
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