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Giallo scialbo
Roberto Brunelli è conosciuto, soprattutto, come autore di libri d’arte e di storia, ricomprendendo in quest’ultima alcune biografie di personaggi non solo religiosi. Inoltre scrive anche narrativa gialla, con un protagonista un commissario, Adelchi Martini, e con ambientazione nel mondo del clero. Verrebbe da dire che ci si trova di fronte a un autore eclettico, e in parte lo è, ma mentre le opere di carattere storico, biografico e artistico sono di apprezzabile livello, il filone poliziesco, in cui preponderante è la creatività, lascia alquanto a desiderare. Ho appena finito di leggere Requiem in rosso, due racconti caratterizzati da un omicidio e dalla brillante soluzione dei relativi casi da parte del commissario Martini. Come trame gialle sono estremamente esili e non credo riescano a interessare più di tanto, anche perché si arriva alle ultime pagine in cui si rivela il nome dell’assassino, che è un po’ una sorpresa, perché è al di fuori di ogni impianto logico, tanto da restare perplessi. Se le trame non convincono lo stile si presenta estremamente semplice e tale da non riuscire ad avvincere il lettore: mancano una descrizione attenta dell’ambiente, l’atmosfera è del tutto carente e persino i personaggi appaiono superficiali, compreso il commissario Martini, la cui figura è ben poco delineata, se non per degli accenni al fatto che è sposato e che è appassionato di pittura. In ogni giallo che si rispetti deve essere presente una tensione emotiva, altrimenti si riduce a un semplice rapporto o verbale, oppure, come nel caso specifico, a un temino, stilato diligentemente, ma privo di corpo e sostanza. Quindi gli aspetti negativi (esilità della trama, mancati approfondimenti, superficialità di descrizione dell’ambiente, incapacità di creare la giusta atmosfera) sono talmente preponderanti che, per quanti sforzi abbia fatto, non ne ho trovato di positivi.
In relazione a ciò la lettura è da me senz’altro sconsigliata.