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Dei giudici e degli avvocati
Tutte le professioni devono fare i conti con delle regole morali. Dal medico all’architetto, tutti devono attenersi ad un codice di comportamento. È la deontologia, che salvaguarda ad un tempo il professionista ma soprattutto coloro che del suo operato subiranno le conseguenze. E ciò è tanto più vero per quelle professioni particolarmente sensibili come quelle forensi. Il potere di decidere della libertà di un uomo o l’opportunità di difendere il colpevole di un delitto riprovevole sollevano una nebbia di problematiche e interrogativi nella quale sarebbe impossibile orientarsi senza i fari del codice deontologico. Tuttavia anche questi fari possono fare poca luce se ad essere messo in discussione è lo stesso sistema che ha prodotto quelle regole.
Quando un affermato giudice si rivolge all’avvocato Guido Guerrieri per essere difeso dall’accusa di corruzione in atti giudiziari ecco che il sistema comincia a scricchiolare. I dubbi che un incarico del genere produce sono molti. Guerrieri non è uno che giudica i suoi potenziali clienti, assume la loro difesa applicando le regole del gioco; solo per gli stupratori fa un’eccezione, perché quel genere di reati gli provoca un “eccesso di disagio” che non gli permetterebbe di garantire una difesa adeguata. Ma con un giudice le cose stanno diversamente; egli deve per forza essere innocente, perché «un giudice corrotto, non la sua esistenza, ma il fatto che sia tuo cliente, che il suo destino dipenda in parte da te – fa saltare il sistema, l’impalcatura, l’intero palcoscenico su cui finora hai interpretato il tuo personaggio». È in questo stare in bilico tra il dettame della deontologia e la morale personale che si dipana il dilemma di Guerrieri.
Di delitti efferati o crimini mafiosi in questo romanzo non ce ne sono. È un viaggio nell’universo del processo penale, fin nei suoi angoli più nascosti. Carofiglio introduce il lettore nelle aule di giustizia, suggerendogli le tracce di una decadenza che fa traballare il meccanismo della più sacra delle istituzioni. È pur vero, però, che a raccontare tutto è lo stesso Guerrieri, un uomo in piena crisi di mezza età, molto propenso a mettere in discussione tutto ciò che lo circonda faticando a trovare nuovi riferimenti.
Lo stile di Carofiglio fa scorrere velocemente le pagine, sulle quali si sviluppa una vicenda accattivante benché priva di azione. Un po’ di movimento è dato dalle vicende collaterali, dalle parentesi – talvolta divertenti - con Annapaola, l’investigatrice che collabora con Guerrieri. Forse lasciano appena un poco perplessi alcuni riferimenti gastronomici o le ricorrenti citazioni letterarie e cinematografiche, che ad occhi malevoli potrebbero apparire vagamente radical-chic.
A parte ciò un romanzo certamente piacevole, consigliato a che si lascia appassionare dall’universo giudiziario e dalle figure che lo abitano.
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