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I bastardi di Pizzofalcone
 
I bastardi di Pizzofalcone 2017-04-15 08:03:06 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    15 Aprile, 2017
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Non eroi. Bastardi.

Un insieme di poliziotti scomodi, con le fedine professionali macchiate dal sospetto o dall’errore. Agenti allontanati dai propri commissariati per ripopolare il tristemente famoso distretto di Pizzofalcone, noto per un recente episodio di corruzione che lo ha svuotato dei suoi elementi e ne ha compromesso la reputazione. Ecco i Bastardi, uomini appositamente scelti per fallire. Eppure proprio da questa miscela di dolore e problemi, in cui nessuno sembra credere (forse nemmeno loro stessi), può nascere un gruppo di lavoro capace di dimostrare forza, abilità, coraggio. Capace di ritornare in campo e rimettersi in gioco.

"E bisognava vederli, i nuovi colleghi. Sembrava il carretto di un rigattiere. La discarica della polizia, sembrava. Uno che forse è un mafioso; un ragazzino raccomandato e incapace, che gioca a fare il poliziotto; una psicopatica fissata con le armi; una tranquilla madre di famiglia; un vecchio che vede fantasmi di assassini in mezzo ai suicidi. E il commissario, poi: un piazzista di aspirapolvere, con quel suo finto entusiasmo".

Confesso di aver letto questo libro incuriosita dalla serie televisiva recentemente trasmessa, tratta proprio dai libri di Maurizio De Giovanni. Mentre in tv il riflessivo e intuitivo ispettore Lojacono, interpretato da un bravissimo Alessandro Gassman, ricopre il ruolo di protagonista assoluto, il romanzo ha una dimensione sicuramente più corale, in cui si alternano molteplici voci. Innanzitutto, la cronaca delle indagini che portano i Bastardi per le vie di Napoli alla ricerca della verità su uno strano sequestro e un aristocratico omicidio. Poi, le storie personali dei protagonisti che compongono questa particolarissima squadra investigativa: uomini veri, acciaccati dalla vita, impauriti dalle proprie debolezze. Infine, le voci fuori campo delle vittime e dei colpevoli.

Nonostante la scrittura fluida e scorrevolissima, devo però ammettere che l’ampio spazio dedicato alla dimensione umana toglie inevitabilmente ritmo e azione, producendo alcuni momenti di stanchezza nella lettura. Nel complesso, un buon prodotto il cui punto di forza consiste indubbiamente nell’ottima caratterizzazione dei personaggi e della città partenopea, tempestata in questo caso da un’incessante pioggia che stende sul golfo un velo di insolita malinconia.

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