Dettagli Recensione
Anna e Lucas
Quando mi sono accorta che era uscito il nuovo romanzo di Federico Inverni, "Il respiro del fuoco", mi sono ricordata che dovevo ancora leggere "Il prigioniero della notte": ho pensato di dover colmare questa lacuna quanto prima. L'anno scorso infatti avevo comprato il libro con la speranza di leggere finalmente un buon thriller: è stato così?
Posso affermare con sicurezza che il romanzo è di buon livello, scorre e si fa leggere precipitosamente per quanto riguarda la trama: i colpi di scena si susseguono e il lettore di certo non si annoia, fino ad arrivare ad una conclusione dove rimane aperta la porta della speranza.
Lo stile invece non lo definirei scorrevole, la prosa è ricercata e le descrizioni abbondano, a volte le ho trovate fin troppo ridondanti.
L'atmosfera è cupa, nera, spettrale, per certi aspetti mi ha ricordato "Il suggeritore", però rispetto a quest'ultimo "Il prigioniero della notte" si sofferma molto meno sui particolari efferati e violenti dei crimini per indugiare di più sulla psicologia dei personaggi. Del resto, l'autore afferma nella "nota" in fondo al libro di essere molto affascinato dal tema della memoria e del ricordo, quindi è sicuramente più interessato a ciò che proviene dalla mente rispetto alla descrizione minuziosa di violenze raccapriccianti.
In conclusione, il libro mi è piaciuto e lo consiglio, soprattutto agli amanti dei thriller dalle cupe e lugubri atmosfere a sfondo psicologico, dove però non si è del tutto spenta la debole luce della speranza.