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L'oscurità delle catacombe vaticane
E' in libreria il nuovo libro di Flaminia Mancinelli, Inquietante delitto in Vaticano, edito da Newton & Compton, 2017. Flaminia Mancinelli, giornalista, ha collaborato con molte testate giornalistiche e periodici, come Il Sole-24Ore, Paese Sera. Con uno pseudonimo ha pubblicato La profezia della stella. E' autrice anche de Gli insofferenti.
In questa sua ultima fatica letteraria è alle prese con un delitto atroce quanto misterioso: una donna è stata trovata assassinata a Roma nella catacomba di Villa Ada, e avvolta in un sudario di lino. "Uno a uno continuava a rivedere i particolari della violenza che l'aveva uccisa, quella follia insensata. Di quel cadavere martoriato, gli tornavano in mente i capelli, così biondi da assomigliare a quelli di un bambino".(p.27) Purtroppo a questo macabro ritrovamento ne faranno seguito altri, e metteranno in serie difficoltà le indagini condotte dal tenente Nicola Serra e dal suo staff. Questo libro ha due elementi centrali di grande interesse:uno è il fascino indiscusso della città di Roma. Roma, città eterna, capitale d'Italia, simbolo storico, di una bellezza unica e rara. All'interno di essa esiste un'altra città, oscura ed indecifrabile, sotterranea, buia, che è quella formata dal dedalo di catacombe, che sono una sorta di cunicoli sotterranei anticamente usati come cimiteri dai primi cristiani, che in essi si nascondevano per sfuggire alle persecuzioni. Dunque l'assassino di cui andiamo a leggere commette una doppia intrusione: profana il corpo della vittima, ma soprattutto profana un luogo sacro per eccellenza. A questo va aggiunto la perfetta caratterizzazione dei personaggi che animano il romanzo: dal tenente Nicola Serra, uomo intelligente e preciso, ombroso, malinconico, che si porta appresso un segreto che lo ha segnato a vita; alla sua fidanzata francese, Marion Calvè, spumeggiante giornalista, leggera, eterea, molto perspicace, anche se a volte un po' troppo ingenua ed azzardata nelle sue azioni; per concludere al sottotenente Sara Vittorini. In particolare emerge nel testo una forte vena femminista, soprattutto chiara nei rapporti tra Serra e Sara. Quest'ultima è insofferente alle gerarchie, all'ipocrisia delle regole, e così si rivolge al suo superiore: "Il femminismo è nel mio DNA come nel tuo c'è l'assuefazione al patriarcato! (...) Io non ho bisogno di nessuna ideologia per sapere che questa civiltà non rispetta la donna e l'assoggetta ai bisogni del maschio". (pp. 150/1). Non solo: il libro denuncia, anche, modi di essere e di pensare assolutamente reali, in particolare quelli del Vaticano e di alcuni prelati, che tuttora tendono a far valere il loro incommensurabile potere per nascondere ed insabbiare atroci comportamenti o peccati, come quello della pedofilia. Dunque un giallo intrigante, emozionante, di grande attualità per i temi precisamente trattati. Una lettura di fascino indiscusso.