Dettagli Recensione
Jakob Dekas
Bolzano, primavera 1999. Il Pubblico Ministero Jakob Dekas è in ferie quando viene richiamato in servizio a causa del ritrovamento, a distanza di un brevissimo lasso temporale, del corpo di due donne, venute a mancare in circostanze simili. Di fatto, entrambe erano due libere professioniste – una è una dentista, l’altra un architetto – ed entrambe erano solite partecipare a c.d. “cene sociali”, è dunque impossibile per gli inquirenti escludere un collegamento tra i due decessi. Che Dekas e la sua squadra si stiano in realtà trovando di fronte ad un omicida seriale? Questa è la domanda che pende sulle loro spalle. Come pensare diversamente, d’altra parte, quando il cadavere della Sauer – l’odontoiatra – a seguito di uno strangolamento è stato trovato riverso sul letto con evidenti segni di colluttazione, mentre quello di Claudia Von Dellemann, di anni 31, sul divano senza alcuna traccia di lotta o di difesa? Che sia veramente una ischemia la causa della morte di quest’ultima? Oppure dietro questa si cela ben altro? E cosa significa quel taglio di capelli che marca ciascuna vittima? Alla Sauer, l’assassino, li ha certamente recisi prima della morte (verosimilmente come feticcio, tanto che il ciuffo è stato recuperato in strada, in un cassonetto, poco distante dall’abitazione della donna), al contrario, a Claudia, sono stati tagliati successivamente alla dipartita ma di questi ancora non vi è traccia. Perché questa differente sequenza temporale? Perché questo “marchio”?
A complicare ulteriormente il quadro vi è anche la doppia vita condotta da Claudia, di giorno architetto e di notte prostituta di alta borgata, nonché il suo essere stata, per un periodo, compagna di avventure sessuali di Dekar stesso. Ed ancora, cosa nascondono i sintomi di quel bambino su cui la pediatra Lena è chiamata a prestare la sua opera? E l’avvocato Oliver Baumann a quale gioco sta giocando? E chi è La Murena? Qual è il suo ruolo in questa intricata matassa che l’equipe della Procura è chiamata a risolvere? E Martina Seppi, più che collega di studio della Von Dellmann, cosa nasconde?
Con “Nessuno muore in sogno”, Katia Tenti dà vita ad un giallo piacevole, sufficientemente intrigante, dai giusti tempi narrativi e di facile lettura. L’avventuriero esploratore, infatti, si troverà di fronte ad un enigma affatto scontato da risolvere, un caso cioè dove ogni tassello del puzzle si ricongiunge a quello mancante senza fretta e dove nulla è come appare, rimescolandosi, le “carte”, sino alla fine. Un secondo capitolo, questo, cioè, ove è percepibile una netta maturazione della penna dell’autrice, penna che in quest’ultima opera è molto più accattivante e fluida rispetto a “Ovunque tu vada”, primo episodio della saga.
Dal punto di vista dei personaggi devo ammettere però che il protagonista, Dekas, non è proprio fedele alla realtà. Questo è stato, forse, eccessivamente, romanzato (soprattutto sotto il profilo espressivo-linguistico), probabilmente per renderlo più appetibile al lettore. Buone le ambientazioni, caratterizzate altresì da peculiarità e abitudini che le rendono vivide e tangibili, nonché lo sviluppo dell’intrigo.
In conclusione, “Nessuno muore in sogno” si offre al grande pubblico sotto la veste di un romanzo non impegnativo eppure non scontato, ed al tempo stesso gradevole e scorrevole tanto da rendersi appetibile sia agli amanti del genere che a quelli che ne sono estranei. Una buona prova.