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Uccidi il padre
 
Uccidi il padre 2016-12-20 15:32:11 lapis
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lapis Opinione inserita da lapis    20 Dicembre, 2016
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In nessun luogo sarai mai al sicuro

Grigio è il colore della parete circolare che per undici lunghissimi anni è stata l’unico mondo di Dante.
Grigio è il colore di un’infanzia senza baci, giochi o favole della buonanotte, perché Dante ha imparato solo a obbedire agli ordini e apprendere in fretta le cose che gli venivano insegnate, sapendo che la pena sarebbe stata la fame o il freddo.
Grigio è il colore di un carceriere spietato che ti ha strappato alla vita ma che è anche l’unico filo che ad essa ancora ti lega e a cui in qualche modo vuoi addirittura bene: il Padre.

Il Padre era tutto per Dante e anche adesso, a venticinque anni dalla miracolosa fuga da quel famoso silo, quell’uomo mai visto in volto è ancora presente nella sua vita, come un occhio che ti sorveglia o una paura che si è incuneata nelle ossa. Eppure la polizia dice che è morto, che il Padre non c’è più. Ma quando viene chiamato dalla poliziotta Colomba Caselli sulla scena del rapimento di un bambino, Dante capisce quello che in fondo ha sempre saputo: il Padre è tornato ad agire e solo lui può trovare la chiave per capire le sue mosse e fermarlo.

Nessuno crede alla verità di Dante e Colomba e i due saranno così costretti a uscire dai binari della legalità, mettendo a repentaglio la propria reputazione e la loro stessa vita, lanciandosi in una coinvolgente e adrenalinica caccia al killer. Una corsa contro la personificazione del male, contro il tempo che scorre implacabile e contro le proprie paure più profonde. Per scoprire, finalmente, dopo venticinque anni, la verità.

Quella che Sandrone Dazieri ci propone è una storia così cinematografica nella sua costruzione che sembra quasi di vederla, più che leggerla. Frutto probabilmente dell’esperienza maturata dall’autore nella sceneggiatura di diverse serie televisive di successo e testimoniata, in particolare, dalla brillante vivacità dei dialoghi e dalla capacità di disseminare con sapienza gli elementi necessari a non farci perdere il filo di una storia altresì complessa e articolata, composta da molteplici accadimenti, stratificazioni temporali e personaggi.

Ed è proprio la caratterizzazione dei personaggi, a mio avviso, ciò che rende questo thriller una lettura davvero interessante per tutti gli appassionati del genere. Su tutti Dante, il tristemente famoso “uomo del silo”. Dante con le sue mille ossessioni, le sue paure, le sue manie e la sua straordinaria abilità nel leggere il mondo e le emozioni degli uomini più di chi in quello stesso mondo ci è cresciuto. Dante con la sua insospettabile forza che lo porta ad andare avanti nonostante tutto nel tentativo di salvare, forse, un altro come lui, pur sapendo che in fondo a quella strada oscura troverà ad attenderlo l’incarnazione di ciò che più teme.
In nessun luogo sarai mai al sicuro. Le paure ti inseguono. I fantasmi ritornano. Se non li affronti.

“Il Padre era là fuori, da qualche parte. La gabbia adesso era grande come il mondo, ma Dante era ancora suo prigioniero”.

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