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RECENSIONE ‘IL SETTIMO MANOSCRITTO’ DI FABRIZIO SA
RECENSIONE
Una trama affascinante implementata in una Roma dai risvolti gotici e misteriosi, si sente la familiarità dello scrittore nel descrivere la grazia della città in cui è nato e vive da sempre. Il tutto inizia con Salviati, un giallista da tempo senza ispirazione e a corto di risorse economiche. Ed ecco che un’occasione alquanto pericolosa e al contempo allettante arriva a stuzzicare la sua eterna voglia di ricoprire il ruolo di detective anche nella realtà, oltre che nell’immaginazione. Un uomo mascherato una sera si presenta di fronte a casa sua e gli propone di scoprire chi ha rubato un prezioso manoscritto del cinquecento dal monastero San Gregorio al Celio. La polizia sembra essere incapace di risolvere il caso, proprio perché dietro si nasconde forse un mistero antico secoli. Per fortuna al fianco di Salviati giungerà Elena, una bibliotecaria alquanto carina e intelligente. Un mistero che viaggia nel tempo su tasselli preziosi che attraverso gli affascinanti luoghi antichi romani resta in sospeso fino alla fine. L’Unicum, il manoscritto che sembra celare un prezioso e importante segreto, non può essere decodificato da nessuno? Chi può avere interesse a rubarlo? E chi è l’uomo che lo ha incaricato di trovare il ladro? L’autore riesce nel suo intento mischiando all’interno della trama la presenza di sette segrete e alchimia profana. Mi ha affascinato il contenuto dell’Unicum, citato a grandi linee. Il suo enigmatico testo sembra eclissare dietro il valore di un racconto apparentemente fantastico, qualcosa di veramente autentico soprattutto per il campo della medicina generale. Era molto che non leggevo un giallo di simile calibro, ma soprattutto l’autore rende questo genere come nuovo tramite il gioco di un rompicapo che si districherà sulle linee di un puzzle all’apparenza impossibile. Consiglio il libro agli amanti del thriller avventuroso!
FRANCESCA GHIRIBELLI