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Un latitante per caso
Per chi come me che negli anni ’70 non era ancora nato, il “Caso Carlotto” non è qualcosa che si può ricordare, pur essendo stato uno dei casi più controversi e lunghi della giustizia italiana. L’unico modo per poterlo affrontare e capire, può essere quello di leggere “Il fuggiasco” che non parla del processo in se, ma delle conseguenze che ha causato a chi l’ha dovuto subire.
Doverosa è una premessa, che viene proprio dalle parole dell’autore:
“Queste note autobiografiche non riguardano comunque il processo, ma raccontano come il sottoscritto abbia vissuto per alcuni anni una sua diretta conseguenza – la latitanza – e il ruolo che ha ricoperto negli ultimi mesi della vicenda giudiziaria”.
E in particolare:
“Queste note.. vogliono descrivere la vita, i comportamenti e la quotidianità di chi latitante lo è diventato per caso. Un particolare tipo di fuggiasco che non è assolutamente pericoloso e pensa solo a sopravvivere e a conservare la propria libertà, giorno dopo giorno”.
Carlotto parla di se, di come la sua vita in poco tempo sia completamente cambiata e di come la decisione di diventare latitante lo abbia mutato profondamente. Anche perché Carlotto diventa sì un latitante, ma un latitante per caso, ovvero “La caratteristica del latitante per caso è di non disporre di mezzi e protezioni e di non sapere assolutamente nulla di come si fa a latitare”.
Con ironia ci presenta i travestimenti, gli spostamenti, le abitazioni, gli amori e le amicizie di un latitante per caso.
È il terzo libro di Carlotto che leggo (gli altri sono “Le irregolari” e “Il turista”) e ogni volta quest’autore mi sorprende per la capacità di trattare argomenti così diversi gli uni dagli altri. Questa volta ci ha donato molto di se e l’ha fatto con una genuinità e schiettezza che mostra come una giovane vita abbia combattuto, sofferto, perso la speranza e poi ritrovata.
Sotto tutta quell’ironia, non è facile celare il dolore di un uomo e di una famiglia che ha vissuto un’esperienza tale e che sa che quegli anni non potranno ritornare.
Questo libro permette di conoscere un aspetto dell’autore che non potevo minimamente immaginare; non è stato facile accostare l’uomo che vediamo oggi con l’immagine del ragazzino diciannovenne che si è visto crollare il mondo addosso.
Lo consiglio.
Buona lettura!
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Fede.
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