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Un difficile equilibrio tra etica e regole
Nel quinto “legal triller” di Carofiglio con protagonista l’avvocato Guido Guerrieri, la parte dedicata agli aspetti giudiziari è nettamente predominante sulla parte investigativa. Non vi sono omicidi su cui indagare né episodi di criminalità organizzata da affrontare, ma la trama è completamente interna all'ambiente giudiziario, alle sue procedure, agli atteggiamenti di una casta alla quale Carofiglio toglie ogni manto di sacrale rispetto, presentandone senza remore debolezze, volgarità ed anche la parte ignobile. Comportamenti forse inevitabili in un consorzio umano, dominato dall'avidità, ma troppo spesso accuratamente celati all'immagine pubblica perché non si perda la speranza nella Giustizia terrena.
Un libro che può non essere gradito a chi preferisce trame d’azione o la dimostrazione della capacità deduttiva del personaggio centrale; l’ampio spazio dedicato ai passaggi giudiziari, alle sottigliezze procedurali può risultare gravoso per la lettura. Tuttavia questo romanzo ci porta in quel mondo giudiziario che i non addetti ai lavori guardano con diffidenza o quanto meno con distacco, anche se richiederebbe più attenzione dato il suo ruolo centrale per la corretta convivenza sociale. Un mondo che Carofiglio conosce molto bene, con un’esperienza professionale preziosa per poterci mostrare quanto sia complesso il percorso per la ricerca di una giustizia non solo formale e quanto sia difficile garantire la ricerca di un punto di sintesi, di equilibrio nel rispetto rigoroso delle regole processuali da parte di tutti gli attori: avvocati, inquirenti e giudici. Il capitolo con l’intervento oratorio tenuto dal giudice Larocca alla scuola forense sul tema “Etica e ruoli nel processo penale” è una brillante sintesi di tali regole e dei principi etici il cui rispetto è essenziale per avvicinarsi alla garanzia di una giustizia sostanziale. Mi chiedo però: se il Carofiglio ex magistrato si identifica, come può sembrare al lettore, nell'avvocato Guerrieri e nel suo rigoroso codice deontologico, il Guerrieri che applaude una relazione che esprime il “Carofiglio pensiero” non è un atto narcisistico?
La figura di Guido Guerrieri riconferma le caratteristiche del personaggio già descritte nei romanzi precedenti: un avvocato che svolge con rigore il proprio ruolo, cercando di evitare contaminazioni con assistiti e con reati non compatibili con una deontologia che talvolta risulta difficile coniugare con le esigenze di bilancio dello studio professionale. Un rigore che sarà messo alla prova con la richiesta di assistenza di un giudice sottoposto ad indagine perché accusato di corruzione, in una vicenda che richiederà doti di equilibrismo per essere risolta nel rispetto delle regole.
Al di fuori della professione un’esistenza solitaria, in cui trova il conforto di Mr. Sacco, su cui può scaricare le proprie tensioni, della vecchia amicizia con il poliziotto Tancredi e di quella più recente con Annapaola Doria, investigatrice: due figure che saranno preziose per districarsi nella soluzione del nuovo caso.
Lo stile è sempre impeccabile, la narrazione ha spesso digressioni per incontri occasionali, piacevoli o rudi, spunti gastronomici, ritorni al passato, malinconie esistenziali, ironiche riflessioni su temi vari ( gustose quelle sul gergo legale, spesso orribile, da usare comunque per essere riconosciuti come membri di una corporazione), con citazioni che vanno da Hanna Arendt a Linus. Tutti spunti che sono utili per rendere più scorrevole la lettura e per aprire delle parentesi nella parte cospicua dedicata a dibattiti giudiziari, vischiosità procedurali, tattiche legali.