Dettagli Recensione
Roma arde e incenerisce. I prepotenti pure.
Primavera 2015.
Il Samurai, rinchiuso in un carcere di massima sicurezza in regime di 41 bis, con fatica continua a dirigere le sue attività ed è costretto a nominare come suo successore Sebastiano Laurenti. Siamo in una Roma in pieno fermento per l'imminente Giubileo indetto da Papa Francesco e il sindaco bolzanese Martin Giardino, detto il Tedesco, non sa ancora nulla del fronte compatto di "algidi albanesi, aitanti attricette, avvocati avveduti, cavallereschi carabinieri, disinvolti democratici, escort esagitate, facondi faccendieri, nazisti narcotizzati, politicanti petulanti, preti prestanti, zecche e zammammeri" che è pronto a battere cassa per percentuali, scambi di favori, appalti, varie ed eventuali. Almeno nel Vaticano, intanto, è stata fatta pulizia, perchè il Santo Padre ha allontanato il poco trasparente Monsignor Tempesta per nominare responsabile unico il puritano e incorruttibile Giovanni Darè. Medesimi ragionamenti percorrono la mente del primo cittadino, che esautora il vicesindaco, in affari con Sebastiano, Temistocle Malgradi per dare pieni poteri giubilari ad Adriano Polimeni, politico e uomo ispirato ai valori della vecchia sinistra. Tutte queste novità non fanno piacere al giovane Laurenti, che deve anche vedersela con l'ambizioso Fabio Desideri, ex spacciatore di coca per narici altolocate che vuole una grossa fetta dell'affare e, soprattutto, spodestare una volta per tutte il Samurai e il suo erede, perchè "... un re in esilio non può restare tale in eterno. O finisce l'esilio o muore il re, e in tal caso, viva il re.". Sebastiano, purtroppo, è inesperto ed è costretto a una rappresaglia estrema non appena il terreno da recuperare diventa un serio grattacapo: blocca i servizi dei rifiuti e dei trasporti pubblici, con la città che emana gli odori tossici e pestilenziali dell'immondizia bruciata ovunque e con le periferie che vedono andare in fumo campi rom e centri di accoglienza. Una settimana di puro e devastante terrore, finchè il caos si ferma di colpo. E, diradatasi la nebbia dinanzi agli occhi di tutti, sarà un freddo colpo di pistola alla nuca a decretare il vincitore e il vinto.
Siamo, dunque, di fronte a un racconto i cui elementi di finzione sono vicinissimi al recente passato di Mafia Capitale: un sindaco tradito senza remore dal suo stesso schieramento, un Giubileo per cui tutti sono disposti a tutto e al contrario di tutto, il congelamento di conti ricollegabili allo Ior, un Papa deciso e fermo nell'eliminare il marciume dalla Santa Sede, un governo trasformista e malleabile ancorato alle poltrone dei palazzi e un limbo dalla profondità incalcolabile che vuole dettare le regole a ogni livello. Un racconto nero dalla scrittura che non lascia spazio ai pivelli e alle interpretazioni scontate: ritmo serrato e frenetico, linguaggio teso e scarno, dialoghi precisi e un dialetto mai fuori posto. Senza dimenticare la cultura pop, Twitter e i rimasugli del fascismo e della banda della Magliana che possono e vogliono ribaltare un risultato già scritto e messo a referto.
Bonini e De Cataldo sono stati abili a catturare in un’unica istantanea l'intero senso di decadimento dei giorni nostri. Quell'olezzo nauseabondo che pervade le cupole e le stanze, i vecchi volponi e i nuovi re. Con una sola, inquietante certezza:
"Ma non contare su Roma. Non esiste al mondo città più scivolosa di questa. Qui i grandi amori e gli odi eterni durano lo spazio di un caffè."