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Un giorno dopo l'altro
“Un giorno dopo l’altro” è (anche) il titolo di un romanzo di Carlo Lucarelli, quando ancora si divertiva con gli abbinamenti tra romanzi e canzoni.
Ma non sto recensendo Lucarelli, bensì Massimo Carlotto, e “Il fuggiasco” è il racconto, un giorno dopo l’altro, di come vive un “latitante per caso”.
Non stiamo parlando di un criminale incallito, un membro di qualche associazione a delinquere o gruppo terroristico, che deve mettere in conto lunghi periodi di vita clandestina, in perenne stato di allerta, braccato da forze dell’ordine e bande rivali. Come” il fuggitivo” cinematografico, il fuggiasco di cui si parla è un uomo normale a cui capita di vivere una storia che a raccontarla sembra un film.
In questo suo primo “romanzo”, che romanzo non è, ma ne ha tutto il profumo, Carlotto non segue un ordine cronologico, ma procede per temi e argomenti: i travestimenti, il cibo, il lavoro, la polizia, i rapporti con il variegato mondo degli esuli, dei clandestini, degli “irregolari”, gli amori, il carcere, i processi.
Per chi conosce “il caso Carlotto”, uno dei più incredibili e stupefacenti casi giudiziari della Repubblica Itaiana, una volta iniziato a leggere questo libro non sarà facile smettere. Almeno per me è stato così.
A tutti gli altri consiglio di informarsi un minimo prima di iniziare. Però mi chiedo anche l’effetto che può fare questa lettura a coloro (quanti?) che alla voce “Massimo Carlotto” abbinano esclusivamente la definizione di “principale esponente del noir mediterraneo”.
Lo stile spumeggiante dell’autore ci sostiene nel proposito di leggere a oltranza, fino ad uno sfinimento che tarda ad arrivare. Più leggere, ironiche e forse anche un po’ di maniera le pagine “parigine” della storia, e più cupe, gravi, drammatiche, le parti ambientate a Città del Messico. Molto può dipendere dalle personali esperienze e conoscenze, ma per quel che mi riguarda, il Messico di queste pagine difficilmente lo dimenticherò.
Infine, è’ molto difficile commentare questo libro senza parlare della vicenda giudiziaria del suo autore, mi sembra anche un tantino ipocrita. Eppure me ne astengo, perché questo non è un sito di dibattito politico, bensì letterario. Dico soltanto che per me questa vicenda giudiziaria è stato un pensiero fisso, che non mi ha mai abbandonato per tutte le pagine, pur essendo citata marginalmente (il tema è l’esperienza di un latitante, più che di un imputato).
Qualsiasi siano le tue idee sul “caso Carlotto”, dopo questa lettura saranno rafforzate. Se prima eri indignato, lo sarai ancora di più, se eri dubbioso, sarai ancora più perplesso, se provavi disgusto, compassione, angoscia, sconforto, il tuo stato d’animo si ripresenterà più acuto di prima. Non è libro scritto per convincere, semmai per dividere.
Chi considera la lettura parte della vita e non un modo di evaderne, in queste pagine troverà pane per i suoi denti.
“Non mi interessa una nuova vita, Bulmero. Mi interessa quella che avevo prima”.
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Commenti
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Questo Carlotto non so proprio chi sia, e la tua bella presentazione non mi invoglia a leggerlo. Torno sempre più volentieri ai classici o a contemporanei stranieri che hanno già il respiro dei classici.