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Il trio dell'arciduca
 
Il trio dell'arciduca 2016-06-28 13:37:38 FrancoAntonio
Voto medio 
 
2.5
Stile 
 
2.0
Contenuto 
 
4.0
Piacevolezza 
 
2.0
FrancoAntonio Opinione inserita da FrancoAntonio    28 Giugno, 2016
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La prima indagine di Nero Wolfe

Trieste, giugno 1914, un mercante turco è rinvenuto cadavere nelle acque del porto. Apparentemente sembrerebbe un incidente, forse causato dall'ubriachezza dell’uomo. Tuttavia ci vuol assai poco a comprendere che è stato avvelenato. La cosa non avrebbe un rilievo così grande se il mercante non fosse stato anche un informatore dei servizi segreti imperialregi. Sono coinvolti agenti serbi nell'omicidio? E cosa aveva scoperto la spia di così segreto da costringerli a sopprimerlo? Parte così una concitata indagine contro il tempo dell’agente Neron Vukcic, di nazionalità montenegrina, ma al servizio dell’Impero austroungarico. L’indagine lo porterà, tra Sarajevo e Costantinopoli, a scoprire in anticipo di qualche giorno, ma, ahimè inutilmente, quel fatidico complotto che cambierà la geografia europea con la morte dell’erede al trono Francesco Ferdinando.
L’ambientazione, il periodo storico, il personaggio principale (Neron Vukcic, altri non è se non un giovanissimo Nero Wolfe), tutto in questo romanzo di Hans Tuzzi sembrerebbe congiurare per ottenere un’opera avvincente e di grande interesse.
Tuttavia, personalmente non sono riuscito mai ad entrare in sintonia con questo libro che ho trovato faticoso da terminare, nonostante la sua brevità.
In realtà non ne ho neppure compreso appieno il senso. Non può essere certo definito un romanzo poliziesco: per quanto ci sia un omicidio e il protagonista ne dovrebbe scoprirne autori e moventi. Entrambi sono, sostanzialmente, rivelati al lettore sin dalle prime pagine. Quindi manca l’indispensabile suspense e tutto si riduce a capire se ed in che modo Vukcic riuscirà a trovare il bandolo della matassa; un po’ poco.
Non è un romanzo di spionaggio, sebbene si agitino al suo interno servizi segreti austroungarici, serbi, russi, italiani, turchi e di chissà quante altre Nazioni. Infatti, non solo manca quasi totalmente la tipica azione presente nei romanzi del genere, ma, appunto, non ci sono misteri da scoprire se non per Vukcic e solo per lui, infatti c’è il sospetto che tutti gli altri protagonisti (servizi segreti austriaci in primis) sappiano già tutto.
Non è un romanzo storico: i personaggi agiscono nella storia ed alcuni sono realmente esistiti, ma l’autore glissa sulle mere questioni storiche pretendendo che il lettore le conosca già tutte; lasciandolo, però, così con un appetito stuzzicato, ma insoddisfatto.
È un discreto romanzo d’ambiente, ma l’autore spesso dà solo alcune frettolose pennellate descrittive dell’atmosfera del periodo. Il resto viene dato per scontato e conosciuto, quindi è sottaciuto.
E forse questa la cosa che più indispone: lo stile e la tecnica usati nel romanzo.
Dal punto di vista meramente letterario si è voluto usare uno stile sin troppo ricercato, talvolta involuto, che in alcuni passaggi pecca anche di un certo snobismo letterario. Ma poi si lasciano incisi aperti; si usano frasi faticosamente lunghe e prive di una idonea punteggiatura; si fa scialo di reiterazioni che dovrebbero avere un intento poetico, ma spesso rendono solo tediosa la lettura. Inoltre sono frequentissime le espressioni in lingue straniere (tra cui il serbo, il turco ed il russo!) prive di tradizioni, quasi si pretendesse che siano (tutte?) ben comprese dal lettore.
La pecca principale, però, sta nei troppi obiter dicta. Le circostanze, pure quelle che sarebbero utili o, addirittura, indispensabili, per comprendere bene la storia o entrare in sintonia con le situazioni, vengono solo accennate. Spesso pare di intravedere una sorta di strizzatina d’occhi dell’autore quasi volesse dire al lettore: “se sai di cosa sto parlando, ben comprenderai i risvolti della questione”. Tuttavia, non è detto che il lettore sappia. In ogni caso chi legge lo fa per conoscere e capire, non per essere sottoposto ad un fuoco di fila di cenni d’intesa. Tra l’altro, visto che la trama dovrebbe avere i contenuti del romanzo poliziesco/spionistico, ciò porta il lettore a sospettare che dietro ogni frase ambigua si nascondano trappole: un detto e non detto per confondere le acque.
Inoltre, ho notato un certo arruffamento nella narrazione. Non di rado sono stato costretto a ritornare indietro per rileggere pagine già scorse, al fine di verificare o comprendere a chi o a che cosa ci si stia riferendo.
In definitiva si è trattato di una lettura abbastanza deludente. Peccato, perché, come dicevo, c’erano tutti gli elementi giusti per ottenere qualcosa di davvero buono.

Indicazioni utili

Lettura consigliata
  • no
Consigliato a chi ha letto...
L'unico punto d'interesse è forse proprio il tentativo di ricreare un passato al famoso investigatore di Rex Stout.
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90
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