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L'altro capo del filo
 
L'altro capo del filo 2016-06-02 17:29:39 68
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Stile 
 
4.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
68 Opinione inserita da 68    02 Giugno, 2016
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Presente e passato inquietanti...

A Vigata gli sbarchi si susseguono, in un inferno di dolore e morte che coinvolge l' intera comunità'. I migranti, soli, affamati, disperati, ricevono l' abbraccio di chi sa che questa tragedia nasconde dIsperazione, necessita', fuga da un destino crudele ed ineluttabile.
" Arrivano a centinaia, ogni notte, tutte le notti, con qualsiasi condizione di tempo. Uomini, donne, bambini, vecchi. Arrivano assiderati,affamati, assetati, impauriti, ed hanno bisogno di tutto."
Montalbano ed i suoi uomini sono impegnati nelle operazioni di vigilanza e soccorso, notti insonni e tetre si susseguono, con loro volontari, interpreti, personale sanitario, comuni cittadini.
Durante il giorno, tra le onde e le mareggiate del presente, scorre la routine di una vita scossa dagli accadimenti e che si aggrappa alle proprie certezze.
Quasi d' improvviso, un omicidio si compie, inaspettato ed agghiacciante, avvolto da una aura di mistero, doppio filo, storia nella storia.
Viene ritrovato, straziato, il cadavere di una sarta, la bella Elena, e mille interrogativi si pongono.
Lei, vedova, così' bene inserita nella comunità', tanto discreta, cordiale, altruista, quanto riservata, tormentata, silente.
Che cosa si nasconde dietro questo barbaro assassinio, chi è' realmente questa donna, quale il suo passato, ed il presente, e le sue misteriose relazioni sentimentali, chi può' averla odiata a tal punto da trucidarne il corpo in tal modo? E che ruolo rivestono in questa storia i suoi dipendenti, e la giovane Meriam, ed il bianco gatto Rinaldo?
Al commissario Salvo Montalbano ed ai suoi collaboratori la ricostruzione di un puzzle che nasce quasi dal nulla, collegamenti mancati, vuoti preoccupanti, assenze protratte, in una corsa che prevede indagine umana e psicologica, ricostruzione storica e nessi apparentemente illogici.
La risoluzione del caso, come sempre, sta nei dettagli invisibili ed in una visione parallela degli eventi.
La lettura di Camilleri, in particolare della sua creazione primaria, il tanto apprezzato, idolo incontrastato assurto a fama e gloria, Salvo Montalbano, inevitabilmente fa i conti con un passato glorioso, intoccabile, unico.
Allora, la memoria corre ai primi episodi, tra invenzioni narrative, indagine psicologica, quello scavare a fondo nel reale e nell' immaginario, quell' indagine relazionale ed intreccio di storie, mistero profondo, il sapere stupire lasciando al lettore piacere e sgomento, gioia e dolore.
E che dire di quei personaggi, dai tratti perfettamente riconoscibili, forgiati con perfetta alchimia, l' ingenuo e buon Catarella, lo sciupa femmine Mimi' Augello, lo zelante Fazio, il coriaceo e spinoso medico legale Pasquano? E quelle figure femminili eteree e bellissime, ninfe e muse ispiratrici, si pensi a Lidia, così' leggiadra, soave, paziente?
E poi, come direbbe Montalbano, " Ci sono pillicule americane che si trascinano in scene che non hanno nulla da dire... Mentre a Vigata c' e' un mondo ancora da scoprire."
Le storie ed i personaggi sono diventati nostri, li abbiamo introiettati, digeriti, sono parte di noi e di un racconto imperituro. Ci hanno accompagnato, toccato profondamente ed in qualche modo cambiato, e qui sta la grandezza dell' autore.
Tornando al presente, certamente l'ultimo Montalbano è' un nuovo Camilleri, condizionato dall' inesorabile scorrere del tempo, da un calo di verve letteraria, senza la forza e la profondita' psico-emozionale del passato. Il commissario appare piuttosto appesantito, ingrigito, stanco.
È' una storia che si trascina con lentezza, sciapa, senza la scorrevolezza e la piacevolezza creata dall' invenzione narrativa, dal tocco unico dell' autore, ha dei vuoti, un procedere a sbalzi ed un finale sorprendente per velocità' e spiazzante perché' lontano da noi, poco coinvolgente, quasi freddo, come se ci fossimo allontanati, persi, senza riuscire a ritrovare la via del ritorno.
Poi, alla fine del racconto, una nota di Camilleri, crudamente realistica e velata di malinconia, ci chiarisce quello che mistero non è' ( il proprio attuale stato di salute e la necessità' di una collaborazione nella stesura dei testi ) e, personalmente, mi suggerisce una riflessione e mi trascina in un coinvolgimento prevalentemente emozionale.
Certo, il Montalbano pregresso era diverso, e allora? In tutti questi anni, l' autore ha tracciato una via con la propria creativita', intelligenza, i suoi personaggi, le ambientazioni, la dolcezza del racconto, quell' amore per la cultura, i buoni libri, la cucina siciliana, vizi e virtù' di uomini unici che ormai fanno parte di me e li' resteranno per sempre.
Ed allora, poiché' non si vive di soli ricordi, riesco a godermi anche questo nuovo Camilleri, riconoscendone ed accettandone la diversità', e la difficoltà' del presente, e, come Salvo e Lidia partecipero' con gioia a quel "rinnovo matrimoniale " che dopo 25 anni sancira' nuovamente un atto d' amore eterno.

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Commenti

8 risultati - visualizzati 1 - 8
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Molto onesto a dichiarare così il suo bisogno di aiuto. Invece per altri scrittori è stato il contrario. Guarda El Doctorow. Il suo capolavoro è sicuramente l'ultimo romanzo, scritto poco prima di morire. Uno dei più bei libri che abbia mai letto anche se mi pare non abbia vinto niente a differenza degli altri romanzi.
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68
03 Giugno, 2016
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Credo che, per uno scrittore, sia difficile ammettere, per sopraggiunti limiti fisici o di altro, un proprio ridimensionamento o il fatto di essere altro da se', prevalentemente per un giudizio spesso oggettivo ( in riferimento al passato) ma crudele da parte dei lettori. Nel caso dei giallisti è' ancora più' difficile!!!
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Mario Inisi
04 Giugno, 2016
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Altro non è detto che sia peggio, certe volte bisogna proprio cambiare se no il passato diventa una catena al collo. Ci si libera più facilmente delle persone che di una immagine alle volte,dando alla gente, entità senza volto, un potere eccessivo. Il libro di EL ad esempio mi è sembrato molto, molto diverso dai suoi precedenti e molto cerebrale, cerebrale in senso buono, anzi ottimo. In effetti, forse, per il giallista la catena del lettore è più pesante.
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Cristina72
04 Giugno, 2016
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Ma forse ha preferito ammetterlo anche perché la qualità inferiore, e non mi riferisco soltanto ai gialli, è evidentissima.
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68
04 Giugno, 2016
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Che cosa fare, allora, forse lasciare sarebbe un atto di coraggio ed onesta', ma, la nota finale lascia intendere proprio questo. D' altronde, in questo caso, Camilleri è' Montalbano, e altro, a questo punto, sarebbe qualcosa che stravolgerebbe il proprio se' rendendolo irriconoscibile.
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68
04 Giugno, 2016
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Concordo sulla caduta generale e verticale, al di là' di Montalbano, ma non saprei dare una soluzione, trovo che l' ammettere una difficoltà' sia comunque un gesto di onestà'....
Matelda
09 Giugno, 2016
Ultimo aggiornamento:
12 Giugno, 2016
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Ritengo veramente coraggiosa e degna di sincera lode la dichiarazione di Camilleri.
Però questo ultimo libro è troppo lento e troppo ripetitivo sia nell'iterazione continua della ( oramai notissima ) gestualità quotidiana di Montalbano - e degli altri personaggi- , sia della ripresa a oltranza dei pur nobili motivi tipici della tematica civile cara a Camilleri . ( E questa caratteristica balzava gìà evidente da La piramide di fango e ne appesantiva la narrazione )
Una sforbiciata sarebbe stata veramente utile.
Ottima recensione . Ma , onestamente, questo testo , lento e ripetitivo,è ampiamente inferiore ai precedenti.
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