Dettagli Recensione
Fango e ancora fango..
In questo quarto episodio Rocco Schiavone, vicequestore nato dalla penna e dall’immaginazione di Antonio Manzini, si trova di fronte ad un caso che rigorosamente ricopre quello che è uno dei gradini più alti della sua personalissima classifica di rompimenti di scatole, un crimine che nello scorrere delle indagini si rivelerà oltretutto essere molto più complesso e arduo di quanto inizialmente prospettato. Le vicende hanno inizio con un incidente stradale, un furgone che sbanda e due uomini morti sul colpo. Le ragioni del sinistro sembrano evidenti eppure al ritrovamento del mezzo e dei cadaveri segue la notizia che Chiara Berguet, diciottenne studentessa di una delle famiglie più importanti di Aosta, è misteriosamente scomparsa tra il sabato e la domenica scorsa, data che tra l’altro coincide con i decessi di cui sopra. Nessuno l’ha più sentita o ha avuto contatti con lei da quella che doveva essere una serata con gli amici e gli amori del momento.
Ma le cose sono ancora più complicate per Rocco che mai si sarebbe aspettato un finale del genere. Mai. E questo, vi chiederete, perché? Perché nel momento in cui crederete di aver risolto il mistero, vi troverete di fronte ad un colpo di scena sinceramente inaspettato.
Anche in questo caso Manzini non delude, anzi, dà vita ad una indagine complessa, ben strutturata e contenutivamente più articolata rispetto ai precedenti volumi. Stilisticamente il testo prende, cattura il lettore sin dalle prime battute, rallenta nella parte centrale per poi dare l’accelerata finale nella sua sezione conclusiva. La pecca che ho riscontrato è nella ripetizione di alcune peculiarità proprie di Schiavone che il lettore che ha avuto modo di incontrare il militare, per forza di cose già conosce. Questo è al tempo stesso anche il lato positivo dell’opera poiché permette a chiunque di conoscere delle sue avventure senza dover aver necessariamente letto dei precedenti capitoli o aver rispettato l’ordine cronologico delle opere.