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Ricciardi come Paride
In questa avventura il commissario più bello, dannato e impossibile del trentennio affronta una vicenda che rimane sullo sfondo: cosa induce un nobile decaduto ad autoaccusarsi dell’omicidio di uno strozzino, se la moglie è pronta a giurare che – quella notte maledetta - il conte Romualdo Palmieri di Roccaspina si trovava nel proprio letto (“Era a casa a dormire, una volta tanto”)?
La scena è dominata dalle peripezie sentimentali del commissario Ricciardi (“Pensava… che con quegli assurdi occhi portasse pure un po’ di iella…”), qui occupato nell’impresa che già impegno' Paride ai tempi della mela che poi venne ribattezzata pomo della discordia.
I suoi favori andranno alla bellissima contessa di Roccaspina?
O piuttosto alla mondana Livia?
O forse alla contrastata e introversa vicina di casa, quell’Enrica che viene assediata da un gerarca nazista?
E se il sottotitolo di Anime di vetro recita “Falene per il commissario Ricciardi”, riuscirà “quel cilentano taciturno e un po’ sinistro…” – anche attraverso i divertenti siparietti tra Bambinella e il brigadiere Maione - a tener lontane dalla fiamma quelle falene così irresistibilmente attratte da una luce che può essere la loro morte?
Giudizio finale: trasparente, sentimentale, mitologico (?)
Bruno Elpis
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Commenti
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Consiglio di bilanciare il mio giudizio con quello espresso dall'ottimo Renzo, è sempre utile farsi un'idea abbinando un'opinione favorevole a una di segno opposto.
Ciao Cri ;-)
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