Dettagli Recensione
Je suis Rocco Schiavone
Rocco Schiavone, classe 1966, proprio non ce la fa a sostituire la sua amata Roma con i monti Aostini. Da quattro mesi e dodici giorni questi hanno preso il posto della Capitale, comportamento indisciplinato la motivazione ufficiale del suo trasferimento, fisico ma non mentale. Troppa calma, eccessiva tranquillità, un paese dove tutti sono un “po’ parenti”. Impensabile ed inaccettabile per un uomo che come lui appartiene alla città eterna da 46 anni. Gli manca tutto della sua vecchia realtà, della sua squadra originaria. I giorni scorrono lenti tra un panorama e l’altro sino a quando il corpo di un uomo viene ritrovato sommerso nella neve triturato da un “gatto delle nevi”; il Vicequestore avverte immediatamente che si tratta di una “rottura di coglioni di livello 10 cum laude”. L’indagine ha inizio e il funzionario-Manzini non delude le aspettative ponendo in essere un’analisi chiara, concisa, diretta, ed al tempo stesso avvincente.
Il lettore riesce facilmente ad intuire l’epilogo nonché a capire chi ha commesso il fatto di reato eppure non può staccarsi dalle pagine. L’autore, grazie ad una penna accattivante e ad un intreccio narrativo solido, avvalorato dal giusto susseguirsi di elementi e supposizioni, offre un testo genuino, non impegnativo ma curioso.
Un elaborato chiaramente ispirato all’universo Camilleriano ma che sicuramente permette al burbero protagonista di farsi amare e apprezzare dal pubblico. Una buona partenza.
«C’era un poeta tedesco che diceva che il passato è un morto senza cadavere. Non è vero. Il passato è un morto il cui cadavere non la smette mai di venirti a trovare. Di notte come di giorno. E la cosa ti fa pure piacere. Perché il giorno che il passato non dovesse più farsi vivo a casa tua, significa che ne fai parte. Sei diventato passato. »