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La nebbia confonde apparenza e realtà
Avechot è un paese sperduto tra le montagne, attraversato dal solito stradone, abitato da valligiani operosi, molti dei quali aderenti ad una confraternita religiosa dai princìpi rigidi. Una multinazionale mineraria ha scoperto importanti giacimenti ed ha comprato terreni facendo la fortuna di molti abitanti, senza stravolgerne la vita. La sonnolenta vita di paese procede senza scosse, quando un evento improvvisamente la scuote : una ragazzina dai capelli rossi, Anna Lou, scompare nel nulla, come inghiottita dalla coltre di nebbia che non di rado avvolge l’abitato, rendendo indistinti i confini fra uomini e cose. Si mobilitano le persone, si materializza un equivoco e singolare agente speciale, Vogel, che dirige le ricerche e che è ben noto per la sua smania di protagonismo e per la capacità di trasformare casi giudiziari in spettacoli per le luci della ribalta dei media. La narrazione è serrata e avvincente, scandita (con frequenti flash back) dal ritmare dei giorni che trascorrono dal momento della sparizione e animata da numerose figure apparentemente integre ma che potrebbero nascondere segreti inconfessabili. La scomparsa della ragazzina nelle nebbie della sera diventa un pretesto per guidarci verso realtà inimmaginabili, ove quasi sempre le apparenze ingannano e nascondono abissi di malvagità, che nel finale del romanzo si appalesano riservando ai lettori emozioni in crescendo. Ambigui vicini di casa, un insegnante dal passato irreprensibile, un illustre psichiatra collezionista di trote imbalsamate, un avvocato maneggione, compagni di scuola apparentemente fidati non sono in realtà come appaiono : le certezze dell’agente speciale Vogel vacillano, il presunto colpevole, inchiodato con prove fasulle o addirittura false, non sembra responsabile della scomparsa della ragazza facendo crollare il castello accusatorio: antichi rimorsi riaffiorano assieme all’ombra di un vecchio serial killer che aveva più volte ucciso trent’anni prima. Insomma il romanzo non fa che confermare che Donato Carrisi è un giallista con i fiocchi e che la sua fama è strameritata. Lascia con il fiato sospeso fino all’ultima pagina, dosando con perizia pesi e contrappesi e suggerendo con mano leggera che spesso nelle nebbie apparenza e realtà si confondono e si ingannano a vicenda.