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Sabbia e sangue
“L’Italia di oggi è il riflesso della classe politica che la rappresenta, i cittadini hanno imparato che spesso la convenienza personale viene prima della lealtà”. Michele Balistreri sembra avere le idee chiare su quali siano virtù e vizi del popolo italiano. Una nazione che non sente propria, lui che è nato a Tripoli nel 1950, in una delle famiglie più ricche e influenti della città, radicatasi in Libia a partire dal trasferimento del nonno Giuseppe.
Non ha dimenticato l’esodo forzato con cui la colonia italiana fu costretta a fuggire dalla Libia nel 1970, in seguito all’ascesa al potere di Gheddafi. Un tradimento, un sacrificio di pochi per un interesse generale di tanti.
Nel 1982 ritroviamo il cinico Balistreri, nel frattempo divenuto commissario di un quartiere romano, alle prese con un caso di omicidio. Una vicenda che si inserisce cronologicamente tra i fatti accaduti nel primo romanzo della serie, “Tu sei il male”, e che lo costringe a rituffarsi nel doloroso passato libico.
La prima parte del libro, nonché la migliore, assomiglia ad un racconto di formazione e tratteggia la figura di un adolescente testardo, scontroso, lealmente dalla parte delle minoranze, siano esse politiche o sociali. Un giovane idealista che mal sopporta la democrazia, accostata spesso ad un’altra parola, “libera”, come una giustificazione accanto a qualcosa di negativo, una scusa non richiesta. E che desidera con tutto se stesso di non diventare come il padre, affarista di successo, un “venditore di ghiaccio agli eschimesi” tanto abile con le parole e i sorrisi quanto avido e manipolatore.
Il Balistreri trentaduenne, disilluso protagonista della seconda parte del romanzo dedicata ai fatti del 1982, è invece il risultato di un passato che pesa come un macigno, il prodotto di torti subìti e compiuti che affondano le radici nella giovinezza libica.
Ancor più che nel precedente capitolo, la storia fonde personaggi fittizi a vicende storiche reali (la seconda guerra mondiale, la colonizzazione fascista in Libia, i rapporti con l’Italia e la questione del petrolio, l’ascesa al potere di Gheddafi, i Mondiali di calcio). Motivo per cui “Alle radici del male”, pur essendo un romanzo di intrattenimento, ha una complessità ben differente da quella di un semplice thriller. E al contempo il bravo Costantini è riuscito ad alzare il livello qualitativo della serie, dopo l’ottimo “Tu sei il male”, nonostante alcune dispersioni ed eccessive complicazioni nell’intreccio, peraltro probabilmente inevitabili data una lunghezza pari a 670 pagine.