Dettagli Recensione
La banda della Magliana
Roma. Ieri e oggi. Un sogno, o forse sarebbe meglio dire, un obiettivo, a cui segue la voglia e la volontà di realizzazione in base al principio de “l’unione fa la forza” («dividiamo, oggi. E domani e dopodomani stiamo daccapo a quindici. [..] Ma se invece questi due miliardi e mezzo noi non li dividiamo.. se li teniamo uniti… se ci teniamo uniti noi.. avete idea di cosa possiamo diventare? Invece di avere poco, abbiamo tanto. E più abbiamo, più avremo.. Te ricordi il prete, Satana? Chi più ha più avrà…. E noi così dobbiamo fare: avere di meno oggi per avere tutto domani» cit. p. 27). L’excursus di un periodo storico che troppo spesso è sminuito, la nascita e lo sviluppo di un’organizzazione criminale che ha segnato gli anni bui dell’Italia, in una capitale che è ben diversa da quella “alla luce del sole”, sono alcune delle peculiarità di quest’opera dell’autore.
La strada è la vera casa dei protagonisti, il suo odore, il suo sapore non ha eguali. Droga, violenza, prostituzione, omicidi, giustizia propria con leggi anticonsuetudinarie poiché dettate da codici non scritti tra uomini d’onore, mafie di destra e di sinistra, servizi segreti, sequestri, bombe, stragi, magistrali colpi di Stato posti in essere dall’altra faccia della medaglia verso (e da) le istituzioni, politici corrotti e molto altro ancora sono gli elementi che si uniscono alle predette caratteristiche; un mix di tematiche che rende l’opera di De Cataldo semplicemente indimenticabile.
Lo stile narrativo è rapido, immediato, asciutto. Nulla risparmia, alcunché minimizza. Un testo che è sempre in tiro, che non ha mai cali di tensione, da cui il lettore non riesce a prendere le distanze; una pagina tira l’altra, inesorabilmente magnetico.
Molteplici sono le personalità che affascinano. Da un lato abbiamo il Libanese con la sua brama di potere, di riscatto, un leader nato. Ancora abbiamo il Dandi ed il suo tentato salto di qualità perché lui non è soltanto un ladrucolo, un esecutore materiale di crimini efferati, egli è anche un uomo di classe, adesso è un boss ma anche un “uomo pulito” che vuole “uscire dal giro” e come tale merita rispetto. A metà strada abbiamo il Freddo, che seppur criminale un tempo doveva essere stato un individuo sulla retta via; è un uomo scaltro, riflessivo, strategico che nei suoi dubbi interiori si riscopre, fino ad arrivare a desiderare altro, una ricchezza diversa da quella materiale sino ad allora coltivata, un tesoro da condividere con la sua Roberta in un clima nuovo in cui ricominciare. Ma badate bene, non sottovalute il Freddo. Il suo nome ha un perché, semplicemente tra tutti è il personaggio più introspettivo, maggiormente valorizzato dal punto di vista interiore. Infine lo “sbirro” Scialoja, il funzionario che prosegue per la sua causa incurante di tutto, persino di quei confini della legalità che tanto lo inducono a seguire la pista, ad andare a fondo, a risolvere il caso, a sgominare la banda.
Altro rapporto umano che viene valorizzato dallo scrittore è quello che ruota intorno a Patrizia, prostituta di classe che finisce con l’essere la donna del Dandi e al contempo del poliziotto, impossibile il distacco definitivo. Le parole di quest’ultimo hanno sulla donna un effetto devastante, lei che non voleva padroni, lei che rifiutava legami si ritrova irrimediabilmente vincolata proprio alle premesse che tanto decantava.
Sul finale qualche leggera incertezza dettata forse dall’introduzione nel racconto di nuovi personaggi a seguito dello sgretolamento della Banda della Magliana e del clima politico frastagliato in cui il nostro paese cade. O forse è semplicemente dettato dal definitivo declino dell’associazione che ci ha accompagnato per 628 pagine, e lasciato con un congedo presumibilmente un po’ troppo rapido, o forse ancora da quell’epilogo capace di lasciare quel non so che di “amaro in bocca” nel lettore…
Nel complesso, veramente un bel libro. Solido, ben costruito, dall’intreccio narrativo accattivante, con un sostanzioso ripercorso storico che non stanca il lettore, al contrario, lo affascina, lo attrae, lo cattura interamente.
«Chi era stato quell’uomo? Che cosa aveva fatto? Perché la sua bara era circondata da tanto amore, da tanto rimpianto? Se pensava ai suoi funerali, gli venivano in mente il volto austero di suo padre, le lacrime della mamma, e si domandava se Gigio si sarebbe fatto vivo… da quand’è che non aveva sue notizie? Da quando aveva cominciato a sentirsi così disperatamente solo? Da sempre? Che cosa rende un uomo felice e amato e che cosa lo fa diventare una carogna? »