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E' così che si uccide
 
E' così che si uccide 2016-01-20 14:26:40 Fr@
Voto medio 
 
4.0
Stile 
 
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Contenuto 
 
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Piacevolezza 
 
4.0
Fr@ Opinione inserita da Fr@    20 Gennaio, 2016
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Quando i profiler arrivano in Italia...

“Questo romanzo è la mia vendetta. La sola che sono stato capace di compiere. L'unica necessaria”.
Vorrei iniziare la recensione di “E' così che si uccide”, romanzo d'esordio di Mirko Zilahy, con le stesse parole dell'autore. Anzi, proverò a fare una recensione basandomi sulle tre pagine a fine romanzo intitolate “Nota dell'autore”. Vorrei fare questo esperimento perché, conclusa la lettura del romanzo, tutta la storia mi è apparsa diversa, con un altro significato, leggendo le note dello scrittore e i ringraziamenti.

Il protagonista di questo thriller è il commissario Enrico Mancini, unico nel suo genere.
Mancini è un profiler: dagli anni degli studi si è sempre interessato alla psicologia criminale e per approfondire tale tematica ha ottenuto una specializzazione a Quantico.
Conosce i pensieri dei criminali seriali.
Conosce cosa realmente un essere umano sia in grado di fare.
Questa consapevolezza è un tormento per il commissario, sempre più deciso ad abbandonare la propria avviata carriera, anche a seguito di un dolore privato che fatica ad accettare.
Non vuole seguire il caso che sta sconvolgendo Roma: un assassino uccide senza pietà e come un'ombra scompare, senza lasciare alcuna traccia.

Mancini è allo stesso tempo un commissario atipico e tradizionale del romanzo giallo italiano: è, come molti altri protagonisti di libri thriller, un uomo solitario, tormentato, che soffre e cerca sempre di mascherare le sue debolezze. Tuttavia, a mio parere, si discosta dal panorama italiano per questa sua “istruzione a Quantico”. Facilmente potrei immaginarmi Enrico Mancini come il protagonista di un romanzo giallo di un autore americano. In effetti, anche lo stile dell'autore si avvicina più a quello dei romanzi americani che a quello di autori italiani.
Ammetto di aver apprezzato Mancini solo a conclusione del romanzo. Nonostante le difficoltà che deve superare, nonostante i problemi della sua vita, ho faticato ad affezionarmici. Ho provato molta più simpatia per i suoi compagni di squadra, dall'ispettore Comello al futuro membro della Scientifica, Caterina De Marchi. Nota positiva del romanzo è che l'autore non si limita a descrivere solo il suo protagonista, come se tutti gli altri personaggi fossero semplici pianeti che orbitano intorno a una stella. Tutti sono descritti in maniera minuziosa, con un'indagine delle emozioni e dei pensieri che poche volte sono riuscita a trovare in un romanzo. Anche oggetti che potrebbero apparire banali (un paio di guanti, una macchina fotografica), sono fondamentali per capire veramente la psicologia dei protagonisti. Non a caso l'autore scrive: “[...] ho compreso cosa mi chiedeva il personaggio solitario e tormentato che nel frattempo era diventato il commissario Mancini nelle pagine di note che avevo steso: di vestire le sue mani, di coprirle con un'altra pelle. Così sono arrivati i suoi guanti”.

Bisogna però citare una grande protagonista della storia. Si tratta di Roma, la Capitale, città che appare tutt'altro che semplice scenario nelle indagini di Mancini.“Ho sempre subito il fascino del profondo contrasto che, in una città strabordante d'arte, storia e cultura come Roma, si coglie quando ci si trova improvvisamente di fronte a uno dei suoi mille mostri d'acciaio. […] E se la bellezza di quei monumenti mi ha sempre provocato una sorta di stupore estatico, i suoi giganteschi scheletri meccanici mi evocano un incanto cupo e irresistibile”.
Leggere questa descrizione nelle note mi ha sorpreso e piacevolmente colpita, anche perché penso sia un sentimento condivisibile da molti. Come specifica lo stesso autore “questi giganteschi ibridi tra edifici – macchine – monumenti” non sono solo romani ma abitano tante città in tutto il mondo, “passando spesso inosservati”.

Essendo un romanzo thriller, la morte è un tema centrale dell'opera.
E alla morte si relaziona il tema delle donne.
L'importanza della figura femminile in questo romanzo potrebbe essere sottovalutata ma è lo stesso autore che ce la suggerisce: “In questo romanzo le donne hanno una parte speciale. Sono catalizzatori di emozioni, come in Poe, e di morte. Tutte portano con sé un destino tragico, ma sono allo stesso tempo vivide, capaci, volitive. Sono il motore dell'amore e dell'odio, del delitto e del castigo”. Le donne sono il motore della storia. Leggendo il romanzo mi è apparso piuttosto evidente che, senza l'intervento di una donna, difficilmente Mancini sarebbe riuscito a risolvere un problema o una difficoltà. Le donne hanno un ruolo centrale nella vita del commissario ma anche dello stesso autore: “Sono cresciuto in una famiglia di donne lettrici. Nei miei personaggi femminili sento riviverle tutte, quelle di ieri e quelle di oggi. E questo è certamente un romanzo di donne e di libri”.

Nel complesso il romanzo si legge volentieri. L'italiano usato è davvero buono e il racconto scorre velocemente, spingendo il lettore a continuare la lettura, nonostante ci siano alcuni passaggi che possono apparire leggermente oscuri (ancora adesso mi chiedo da dove Mancini e i suoi compagni abbiano tratto alcune conclusioni durante l'indagine...).
Questo però non è un problema perché, a pensarci bene, l'indagine passa quasi in secondo piano.
“E' così che si uccide” non dovrebbe essere presentato come il nuovo romanzo thriller rivelazione nel panorama italiano ma come un romanzo che obbliga il lettore ad affrontare temi dolorosi, profondi, intimi, che non sono dolori di un singolo ma collettivi.
Quindi, che dire se non “Buona lettura”? :)

“Sai, Walter, io la sento. La vedo questa cosa. Tutti i giorni. Camminiamo sulla superficie del mondo e sento che il moto orizzontale che imprimiamo alle nostre vite è l'unico possibile. Il movimento dell'azione, dell'affermazione della nostra esistenza, lentamente e inesorabilmente frenato da quello della gravità, che ci spinge verso il basso. […] Il moto orizzontale che ci anima incontra la gravità, declina in una parabola che dura tutta la vita e si spegne con la vittoria della forza verticale che ci condanna... al sottosuolo. […] No, amico mio, è peggio di così. Siamo dei sopravviventi. Ci troviamo in questo perenne stato d'attesa. Attesa del nulla.”

Indicazioni utili

Lettura consigliata
Consigliato a chi ha letto...
Consigliato a chi legge romanzi thriller e gialli psicologici, in particolare di autori americani.
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