Dettagli Recensione
Il piacere di una bella conversazione
Dopo "Odore di chiuso", ancora un giallo a sfondo storico per Malvaldi in cui l'autore si diverte a giocare con il contesto socio-politico di una Pisa di inizio Novecento, con il mondo dell'opera lirica e, soprattutto, come d'abitudine, con una serie di vivacissimi personaggi, divertenti e un filo sopra le righe. Il più riuscito? Sicuramente Ernesto Ragazzoni: giornalista della Stampa realmente esistito nonché poeta di rime surreali e pagine invisibili (o meglio, visibili solo nella sua mente, anche se presumibilmente un po' tremolanti per via degli effluvi alcoolici). Chiamato ad affiancare l’indagine, Ragazzoni sembra calzare davvero alla perfezione per un libro di Malvaldi: istrionico, bizzarro - con le sue pantofole e la cravatta di carta - e dalla mente fine.
Personalmente ho un debole per i gialli dalla struttura classica, che si aprono con l’elenco dei personaggi, da conoscere fin dalle prime pagine e tra cui immaginare il colpevole. Ad essere onesti però la trama legata alla linea investigativa in questo caso è piuttosto esile e il mistero si risolve di fatto in poche battute e qualche interrogatorio. Il tutto sembra più un pretesto per farci sedere davanti a un the e conversare con noi, raccontandoci d’altro (forse di quello che interessa davvero all’autore, chissà). Del mondo della lirica, con tante curiosità e aneddoti divertenti su compositori e costumi teatrali. Di un’Italia appena nata intorno a un regno incapace di unire se non ricorrendo al cannone. Di un’epoca che fu, in cui convivevano il codice cavalleresco e le tendenze anarchiche e rivoluzionarie. Tanti spunti, forse persino troppi.
A mio avviso questa confusione d’intenti non giova e toglie un po’ di spontaneità al romanzo: per essere un buon giallo servirebbe più ritmo e forse più mistero, così come per essere un romanzo storico servirebbe maggiore spessore nella caratterizzazione dei personaggi e nell’approfondimento delle vicende. Ciononostante, la lettura è gradevolissima: uno stile confidenziale ma ricercato, un lessico curato e non banale, una narrazione briosa e arguta. Il tutto condito con l’umorismo brillante e l’ironia che sono il marchio di fabbrica di Malvaldi.
Per questo lo consiglio, non sarà un capolavoro ma è un the in ottima compagnia.