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Almost Blue
 
Almost Blue 2015-12-31 16:39:15 Faber86
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3.5
Stile 
 
3.0
Contenuto 
 
3.0
Piacevolezza 
 
4.0
Opinione inserita da Faber86    31 Dicembre, 2015

IL FRAGILE CONFINE TRA BENE E MALE

Bologna, 1997: una lunga scia di sangue bagna le strade e i vicoli della Dotta, vie che hanno un'anima nascosta, capaci di svelarsi solo a pochi.
In questo labirinto, un assassino massacra da qualche anno studenti universitari provenienti da ogni parte d'Italia, svanendo come un'ombra dopo aver sottratto loro volto ed identità.
Sacralità e scienza si intrecciano in un antico convento del Seicento, nelle cui celle monacali è frenetica l'attività della polizia scientifica della questura di Bologna, impegnata sui casi di omicidio tra sofisticati computer, architetture arcaiche, modem, strumenti per intercettazioni, vecchi dipinti e lettori di impronte digitali. Qui, l'ispettore Grazia Negro, tentando di rinchiudere nel suo bomber verde oliva le lune storte, si fa largo tra tecnologia, agenti, questori, magistrati e acronimi da pellicole poliziesche a stelle e strisce, uscendone fuori con un forte senso di nausea.
Lei ha un solo modus operandi: muoversi sul campo, immergersi nel caso, fiutare l'aria, con fare istintivo, cocciuto, solitario e animalesco. È una ragazza fragile, diffidente e introversa Grazia, brillante detective in un mondo non solo fatto di uomini in giacca o in divisa, ma soprattutto di uomini spesso ottusi e un po' ipocriti, capaci di sciocche battute maschiliste persino con un cadavere a terra e sangue sui muri.
Questo le rende impossibile vivere con serenità il proprio essere donna, già soffocato da quel piglio secco e deciso che la segna nei rapporti con gli altri e da quel vecchio bomber con pistola e caricatore sempre pronti, incollati al ventre. Eppure la sua voce, voce blu, è calda, morbida, rotonda, meridionale e può risuonarti dentro la testa a lungo.
Simone lo sa bene, lui di voci se ne intende, abituato com'è a colorarle e a dare consistenza e forma ai suoni captati dagli scanner sempre in funzione nella sua stanza, con Chet Baker in sottofondo, che
gli fanno sentire ciò che tanti non sanno vedere: l'anima di una Bologna onirica, reticolo di visioni e leggende, col suo perimetro netto, immaginata "come quello di un tavolo sospeso nel nulla", con la sua estensione misurata in ore, quelle che servono ad ascoltare il percorso di un camionista in viaggio per la città, e non in chilometri quadrati. Simone, di quella voce blu, quella calda e morbida dell'ispettore Negro, s'è innamorato, come gli accadde solo una volta, da piccolo, ascoltando La vie en rose, Edith Piaf, ovvero " La Donna delle erre rosa".
Poi ci sono voci rosse, gialle, viola. E verdi, come quella che un giorno Simone intercetta dallo scanner, una voce senz'anima, metallica, un mormorio indistinto, che lo fa raggelare di paura. È lui, il killer, un trasformista privato di identità da un'esplosione e in frenetica ricerca di vittime non solo da uccidere, ma da annientare, privandole della stessa pelle per potersene rivestire, assieme
all'aspetto, all'identità, in una spirale di violenza, turbe mentali, bestialità e rintocchi di campane, quelle dell'Inferno, che gli risuonano nella testa. L'Iguana.
Una telefonata anonima, quasi incomprensibile, fa capire a Grazia che là fuori, da qualche parte, a Bologna, qualcuno ha sentito. Solo la rotondità e il calore di quella voce blu convinceranno Simone a rispondere agli appelli mediatici e ad aiutare l'ispettore nella dura caccia all'Iguana.
Le loro strade si intrecciano tra la fugace e banale relazione tra Simone e Grazia e il drammatico epilogo dell'indagine, in una pensione di San Lazzaro, dove Simone vive sotto protezione e dove l'Iguana s'intrufola per farne la nuova vittima, per l'ulteriore, ultima metamorfosi, in quel ragazzo cieco, l'unico capace di guardargli dentro, nell'anima, oltre il volto, la pelle, gli occhi, il buio.

Lucarelli, con lo stile asciutto, essenziale e nervoso che lo caratterizza, riesce a dar vita a un romanzo non di altissimo livello ma comunque degno di nota, creando un'alternanza efficace tra i punti di vista di Grazia, di Simone e dell'Iguana.
Almost blue è un thriller con una fittissima trama ma segnato in profondità dalla condizione di profonda solitudine dei personaggi di Simone e dell'Iguana. Se filtrato in questa chiave, può emergere la forte vicinanza esistente tra i due; se la condizione del primo è legata alla cecità che lo ha portato ad essere
progressivamente allontanato dagli altri, e a restare legato soltanto alla madre, l'Iguana, Alessio Crotti, ha alle spalle una triste storia di abbandono familiare, rigidi metodi educativi presso scuole religiose, ricoveri in manicomi, disturbi mentali e fisici, come la sordità quasi totale di cui è affetto. Il primo trova appiglio nell'amore materno e in quello paterno, seppure quest'ultimo si spenga con la morte del genitore, che era solito esortare il piccolo Simone a scendere in cortile a giocare con gli altri, nonostante la disabilità; e trova un legame vitale con la musica, con il calore del jazz e dei suoi interpreti, Coleman Hawkins, Miles Davis, Ron Carter e soprattutto Chet Baker, il vero idolo, con la
sua magica Almost blue, quasi blu, come la voce di Grazia.
Non altrettanto fortunato, Alessio viene abbandonato dalla madre e sottoposto ai rigidi metodi educativi di istituzioni non interessate a curarne i profondi disagi psicologici e punizioni ai limiti della tortura per le sensazioni di un adolescente; che nelle sue orecchie inietta senza sosta, a volume
altissimo, musica metal, fredda, dura, come quella dei Nine Inch Nails o degli AC/DC, quelli di Hell's bells, campane dell'Inferno.
La conferma di come, molto spesso, il solco che separa bene e male sia meno profondo di quanto possa sembrare a prima vista.

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